La manovra finanziaria arriva in Parlamento con pochi margini di modifica. La premier, Giorgia Meloni, ha già avvisato i partiti di maggioranza. I saldi resteranno invariati e non c’è spazio per una pioggia di emendamenti. Eventuali spazi per ulteriori interventi dipenderanno dal gettito del concordato biennale che si chiude il 31 ottobre. Se ci saranno ulteriori fondi a disposizione l'indicazione è quella di puntare all'abbattimento delle tasse, a partire dall'Irpef. Ma i partiti di maggioranza hanno priorità diverse, anche in tema di fisco. La Lega guarda a un ampliamento della platea della flat tax. Forza Italia, come è noto, vuole intervenire sulle pensioni minime e sulla sugar tax ma non è da escludersi che si faccia sentire anche su un altro fronte: quello della web tax.
Tema di minore portata economica ma a forte valenza politica, è quello della mancata conferma dell'abbassamento a 70 euro del canone Rai. L’idea era della Lega ma metteva a rischio i rapporti di maggioranza con la famiglia Berlusconi. Meno canone per la Rai significa, infatti, maggior ricorso alla pubblicità. Il che crea danni alla raccolta pubblicitaria Mediaset. Sul punto, comunque, si starebbe comunque ragionando. Altro tema caldo è quello della sanità. Con il governatore della Toscana Eugenio Giani che va all'attacco del ministro Orazio Schillaci dopo il suo invito a “spendere bene i soldi” a disposizione. “Sono offeso dalle sue parole”, dice il governatore. Ma il ministro torna a rivendicar che “la strada è in salita, le risorse sono limitate, ma quest'anno i fondi a disposizione sono aumentati di 2,5 miliardi e per il prossimo anno di 5 miliardi, non è mai successo.
I sindacati restano distanti. Uil e Cgil ancora una volta sono chiusi al dialogo. Cisl disponibile a confrontarsi per migliorare la manovra, che, secondo Luigi Sbarra, è già migliorata rispetto a come era entrata in Parlamento. La legge di Bilancio, secondo il leader cislino, “recepisce molte delle richieste che la Cisl ha avanzato sin da luglio al governo, a partire dalla riduzione del cuneo contributivo e fiscale, che favorisce i redditi di oltre 14 milioni di lavoratori, generando fino a 1.200 euro in più ogni anno sulle buste paga di chi sta entro i 40.000 euro”. “Anche l'accorpamento delle aliquote Irpef in tre scaglioni - aggiunge il segretario della Cisl - è un intervento da noi sollecitato per sostenere i redditi bassi verso un sistema fiscale più equo. Chiediamo, però, uno sforzo in più per includere maggiormente le fasce di reddito medio”. Quanto a Cgil e Uil pronte allo sciopero, Sbarra chiarisce: “Non so con chi ha parlato Landini, certamente non con la Cisl. Se ci avesse chiamato avremmo consigliato un po’ più di realismo nel manifesto protestatario. In ogni caso - aggiunge - rispettiamo le scelte degli altri pretendendo, s'intende, lo stesso rispetto. Per la Cisl ci sono passi in avanti significativi che dobbiamo difendere nell'iter parlamentare e ulteriori avanzamenti e modifiche da conquistare”.
Ilaria Storti