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Più lavoro ma stesse disuguaglianze: crescono divari salariali tra giovani e anziani

Il mercato del lavoro ha tenuto nel 2023, nonostante la frenata dell’economia e un Pil sceso a un più 0,7% annuo. Ma la crescita dell’occupazione non ha ridimensionato alcuni squilibri che l’Italia si trascina da anni, a cominciare da quelli di genere. La conferma arriva dati dell'Osservatorio Inps sul precariato. Secondo il report, tra gennaio ed agosto sono stati attivati 5.477.344 nuovi rapporti di lavoro mentre ne sono cessati 4.509.014 con un saldo positivo di 968.330 contratti. Il saldo per i contratti a tempo indeterminato è stato positivo per 310.763 unità in lieve aumento sulle 272.811 dello stesso periodo del 2022. I dati riguardano i lavoratori dipendenti privati esclusi lavoratori domestici e operai agricoli.
Il report, come detto, conferma anche gli squilibri di genere, quelli generazionali e gli effetti penalizzanti della maternità sul fronte retributivo.  Sul fronte dei divari generazionali, la commissaria straordinaria Inps Micaela Gelera, ha evidenziato che “negli ultimi trent'anni, in Italia, si è assistito a un significativo aumento del divario salariale tra lavoratori giovani e anziani, che è generato sia da un peggioramento nella posizione in entrata nel mercato del lavoro, che da una minore crescita nei primi anni di carriera”. I dati mostrano tra l'altro che, nonostante i progressi compiuti, il divario di genere in termini di occupazione, tipo di contratto, e retribuzioni rimane significativo. “La disuguaglianza dei redditi - ha continuato Gelera - è un problema molto eterogeneo in Italia, con variazioni significative anche a livello territoriale a cui è opportuno far fronte con politiche specifiche e personalizzate”.
L’Inps pone anche l’accento su un altro dato allarmante: i salari lordi annui delle donne che hanno avuto figli a quindici anni dalla maternità sono inferiori del 53% rispetto a quelli delle donne senza figli. 
“Tutte le politiche messe in campo dal legislatore per conciliare vita lavorativa e cura familiare - ha sottolineato la commissaria straordinaria dell'Istituto -, oltre che quelle a sostegno della famiglia, potranno ridurre questo gap”.
Dall’Osservatorio arrivano anche dati sull’assegno unico universale, che tra gennaio e settembre è stato riconosciuto a 6.308.756 famiglie, con 9.847.719 di figli, La spesa complessiva nel periodo è stata di 13,416 miliardi. A settembre hanno ricevuto l'assegno 5.846.269 famiglie per una spesa di 1,466 miliardi, mentre la media mensile delle famiglie tutelate nel 2023 è stata di 5.907.598 nuclei. L'importo medio mensile per i richiedenti che non hanno diritto anche al senza reddito di cittadinanza è stato di 256 euro a nucleo e di 161 euro per figlio. 
Ilaria Storti

( 16 novembre 2023 )

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