Quasi nessuno lo voleva, ma alla fine si andrà al voto col Rosatellum. La convinzione che la legge elettorale fosse da cambiare era piuttosto diffusa nei diversi schieramenti politici. C'è ancora il ricordo del 2018, di quei lunghi 80 giorni necessari a far nascere una maggioranza, perché le urne non consegnarono una vittoria netta a nessuno. Nacque il governo gialloverde, frutto di un accordo fra Lega e Cinque Stelle, che dovettero ricorrere a un contratto scritto: più che un documento programmatico, un vero e proprio ”atto notarile” con l'indicazione dei precisi impegni firmati dalle parti. Senza considerare che la legislatura è finita con un voto anticipato dopo altri due governi sostenuti da due maggioranze diverse. La caduta precipitosa dell'esecutivo Draghi ha spento le iniziative di modifica della Legge elettorale.
Come funziona il Rosatellum ? Un terzo dei seggi che verrà eletto in collegi uninominali, quindi tramite un sistema maggioritario, e i restanti due terzi divisi tra i partiti rispettando fedelmente i risultati percentuali che hanno ottenuto alle elezioni, quindi tramite un sistema definito proporzionale. La soglia di sbarramento è al 3% per le singole liste e al 10% per le coalizioni a livello nazionale sia alla Camera che al Senato. Il Rosatellum prevede le possibilità di coalizzarsi. Basta una "dichiarazione di apparentamento". Quindi no programma e candidati comuni. I voti delle liste collegate che non raggiungono il 3%, ma superano l'1%, vanno assegnati alla coalizione. Consentite fino a un massimo di 5 nei listini proporzionali. Un candidato del collegio uninominale può anche candidarsi, sempre per un massimo di 5, nel proporzionale. Quote di genere: sia nei collegi uninominali che in quelli plurinominali nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura superiore al 60%. La ripartizione della quota di genere per il Senato, sia nell'uninominale che nel proporzionale, è su base regionale e non nazionale.
Dunque: 3/8 dei seggi di Camera e Senato assegnati in collegi uninominali e i restanti con metodo proporzionale. Il peso politico della legge è spostato soprattutto sulla parte maggioritaria. Col taglio dei parlamentari, la norma prevede che 147 dei 400 seggi della Camera e 74 dei 200 del Senato vengano assegnati negli uninominali. In quelli, quindi, vince chi prende un voto in più. Per questo c'è un obbligo - o almeno una forte spinta - alle alleanze, alla luce del ragionamento che più ampia è la coalizione e maggiore è la possibilità di vincere il seggio. Discorso diverso è per la restante quota proporzionali, dove ogni forza peserà il proprio consenso.
Giampiero Guadagni