La Confederazione europea dei sindacati alza il tiro e denuncia: “L’austerity è illegale”. Numeri alla mano, il regolamento 1466/97 ha imposto un bilancio prossimo al pareggio o in attivo, il che equivale ad un indebitamento nell’anno pari allo 0%. E la crescita diventa impossibile. Non è questa l’Europa disegnata da Jacques Delors; non è questo l’euro “coniato” da Otto Pöhl, allora presidente Bundesbank, che aveva presieduto la ’Buba’ nella difficile fase della riunificazione tedesca.
Non era una mera questione di percentuali. Le norme di Pöhl (deficit/pil e debito/pil) costituivano lo strumento specifico messo a disposizione degli Stati per l’attuazione delle loro politiche economiche volte all’obiettivo della crescita, tanto essenziale per gli Stati, quanto lo sono le ali per gli uccelli. Una volta che se ne fossero privati, gli Stati non sarebbero stati in grado di volare. Costretti a terra, sarebbero divenuti vittime di un processo generalizzato e dal ritmo gradualmente crescente di impoverimento. Ed è ciò che si è verificato.
Dossier a cura di Raffaella Vitulano ed Ester Crea