Giovedì 25 aprile 2024, ore 22:00

Eventi

Cisl, un sindacato non ideologico

di Raffaella Vitulano

D: Pensionati e anziani in piazza. Una fascia sociale su cui il governo sembra particolarmente distratto. E sabato sarà la volta degli statali...

R: Due grandi manifestazioni unitarie che rappresentano un forte disagio nel paese e carenze nella Finanziaria. I pensionati oltre il 50% sono al di sotto dei 1000 euro al mese oltre 3,5 milioni sono sotto a 500 e da 16 anni hanno il blocco delle pensioni. I 3,5 milioni di dipendenti pubblici hanno le retribuzioni bloccate da 6 anni e mediamente hanno perso da 2.500 a 4.000 euro in sei anni di blocco. Che in una finanziaria da 36 mila euro non si trovi una risposta anche parziale per loro due mi sembra assurdo. Poi, bisogna far ripartire i consumi e non riconoscere niente a loro non aiuta, anzi aggrava la recessione.

D: Le pagelle di Bruxelles, come quella di ieri, sembrano gelare le aspettative di ripresa e amplificano gli allarmi sociali e i rischi di estremismo. Gli euroinsulti tra Juncker e Renzi non aiutano. Quanto dobbiamo dare retta all'Europa?

R: I dati di Bruxelles rispetto alle prospettive di ripresa dell'economia reale del paese sono purtroppo più che attendibili. D'altra parte negli anni della crisi abbiamo perso oltre 25 punti di produzione industriale. Ma se non ripartiamo da questo, lo sviluppo del paese e la crescita saranno sempre più difficili.

D: Che responsabilità hanno i vincoli di bilancio comunitari? Penso al Fiscal compact.

R: Quella è davvero una gabbia. Se c'è una cosa su cui credo Renzi e Hollande abbiano ragione è di contestare all'Europa che se non si riparte dalla crescita non sarà possibile uscire dalla recessione. Ma la loro critica è parziale, è tattica. Per quest'anno un po' più di respiro c'è ma strutturalmente per ora non si cambia nulla. Noi invece dobbiamo cambiare drasticamente politiche, puntando su quelle che davvero mettano al centro sviluppo e occupazione.

D: Anche le proteste delle acciaierie di Terni sbarcano a Bruxelles, come molte altre dell'industria. Torna lo spettro della procedura d'infrazione contro Roma, a novembre un nuovo esame. E ai problemi dell'Italia va ad aggiungersi la crescente debolezza di Mario Draghi in Bce. E' un fronte antitaliano a costringere Renzi alla sbrigatività con cui tratta le questioni lavoro?

R: No, io penso che Renzi sbagli profondamente nel non voler vedere nel dialogo coi sindacati uno strumento di rafforzamento per le politiche del paese. Quanto a Mario Draghi, al momento è l'unico che ha sempre ribadito che nel paese non si esce dalla crisi se non si investe in sviluppo e nelle imprese. L'Europa deve coniugare al rigore gli investimenti per lo sviluppo.

D: Il contesto globale non è tuttavia favorevole. Prendiamo lo schiaffo a Barack Obama. I repubblicani nella notte delle elezioni di midterm conquistano dopo otto anni il controllo dell'intero Congresso, strappando ai democratici anche il Senato. Si apre così una fase politica nuova negli Stati Uniti, che avrà sicuramente ripercussioni in Europa...

R: Gli Usa , da Bush padre a Bush figlio hanno deregolamentato i mercati finanziaro, ponendo le premesse della crisi che stiamo vivendo. E non c'è dubbio che un ruolo t r o p - po debole del sindacato europeo e di quello mondiale non è stato in grado di far sì che anche la voce delmondodel lavoro, quello dell'economia reale, incidesse su politiche e scelte che il mondo occidentale avrebbe dovuto compiere contestando le speculazioni. Per questo credo che al di là dei risultati americani noi dobbiamorafforzare la rappresentanza e la competenza del sindacato internazionale nell'economia globale.

D: Torniamo alle vicende di casa nostra, e su un' identità di sinistra piuttosto spezzata. Dalle pagine di Huffington Post Giorgio Cremaschi scrive di un quadro tradizionale di alleanze e riferimenti politici saltato: "Cisl e Uil almeno per ora restano passive se non peggio. La sola possibile alleanza immediata della Cgil é allora quella con i movimenti sociali, con i precari che lottano, con i sindacati di base i movimenti civili e ambientali come i Notav". Cosa dobbiamo aspettarci?

R: Mi sembra che queste alleanze non portino da nessuna parte. Durante la crisi le fabbriche non vanno occupate ma vanno rafforzate attraverso la contrattazione e rese più competitive. Le fabbriche non vanno occupatemariempite di occupati. E comunque, Cremaschi non è il segretario generale della Cgil...

D: Infatti lo è Susanna Camusso. Due donne guidano ora le maggiori organizzazioni sindacali italiane. Qualcuno vi ha già definito Eva contro Eva. Potrebbe cambiare qualcosa nei rapporti tra le organizzazioni sindacali, in particolare con la Cgil, facilitati in questo senso da una comunanza di genere?

R: Credo che le sinergie si creino innanzitutto quando si hanno gli stessi obiettivi e si condivideun percorso per raggiungerli. Su alcuni temi abbiamo posizioni unitarie, su altri no. E questo è il sindacalismo italiano, con tre grandi centrali sindacali. L'unità si costruisce sulle cose vere e reali. Quando nella nostra storia l'abbiamo costruita su cose reali, abbiamo fatto grandi cose insieme. Quando l'unità era di facciata, non ha funzionato. Dobbiamo partire dalle cose che condividiamo, come le iniziative di oggi (ieri, ndr.) sui pensionati o come quella di sabato prossimo sul pubblico impiego. Quando la pensiamo diversamente, è meglio dirselo con chiarezza, confrontandoci, senza mai far mancare il rispetto tra di noi.

D: Si può ipotizzare un graduale ripensamento di un modello fondato su tre sindacati figlio di una tripartizione partitica della Prima Repubblica, mentre ora siamo nella Terza?

R: L'unità è utile quando è autentica, altrimenti non serve. Serve una dialettica sindacale che non metta al centro questioni di partito, quanto piuttosto il valore del lavoro. Su questo possiamo costruire intese e percorsi. Altrimenti c'è poco da fare.

D: C ' è una evidente tendenza dei governi a considerare il sindacato irrilevante, se non dannoso. Uno svuotamento che alcuni analisti sostengono venga da lontano, e che fanno risalire addirittura al Piano di Rinascita di Licio Gelli. E' possibile?

R: Non c'è dubbio che il ruolo forte del sindacato e della sua rappresentanza abbia dato nella storia del nostro paese e dia ancora oggi fastidio a qualcuno. Ma il sindacato è elemento costitutivo della nostra Repubblica. La responsabilità sociale, la solidarietà, il valore sociale del lavoro, impregnano la nostra Carta costituzionale. Valori ancora attualissimi che hanno creato la condizione nel nostro paese della coesione sociale. Ancora oggi le motivazioni per cui è nato il sindacato ci sono ancora tutte. Semmai, l'elemento che oggi è evidente è che nel quadro populistico della politica i corpi intermedi, le grandi organizzazioni sociali, danno fastidio. Inmolti preferirebbero farne ameno creando rapporti diretti. E questo, se da un lato indebolisce le donne e gli uomini del lavoro, dall'altra indebolisce anche le cittadine e i cittadini. le rappresentanze sociali servono a dare voce a tutti, soprattutto ai più deboli.

D: Il passaggio di testimone da Bonanni rappresenta una forte accelerazione della strategia partita dall'ultimo congresso. Di recente c'è stato l'insediamento della nuova segreteria. Quali i principali obiettivi?

R: Ieri abbiamo fatto una prima riunione programmatica. All' urgenza dei temi legati alla Finanziaria e al Jobs Act credo che dovremo formulare una nostra proposta forte per l'Europa, a partire da come oggi la rigidità del Fiscal Compact impatta sullo sviluppo. E poi, ritrovare la centralità del lavoro anche con proposte di modello contrattuale innovative. Quello pattuito con Confindustria è scaduto e ne va ricostruito uno che dia più spazio alla contrattazione di secondo livello per aumentare la produttività. D'altro canto, abbiamo discusso anche di come rafforzare la partita organizzativa, la gestione delle risorse e l'aggiornamento dei regolamenti; di come dotarsi di strumenti di controllo, vigilanza e prevenzione: temi importantissimi in questa fase storica per un'organizzazione che rappresenta milioni di iscritti. Quando nel consiglio generale abbiamo rilanciato il tema della riorganizzazione della Cisl incoraggiando le categorie a procedere in tal senso rafforzando la prima linea nelle aziende e nei territori, abbiamo dato un segnale preciso e coraggioso.

D: Lei eredita la guida della Cisl in una fase estremamente difficile per il sindacato e per questa confederazione. Ieri (l' altroieri, ndr.) Bonanni ha scelto di dimettersi in seguito alla questione che lo ha visto coinvolto su organi di stampa. Un giudizio su questa vicenda?

R: Bonanni si è dimesso per proteggere la Cisl dalle speculazioni emerse sulla stampa in questi giorni.Ungesto di generosità per la nostra Organizzazione, fatta dimigliaia di volontari, di militanza e responsabilità.

D: Cosa rappresenta per lei il sindacato?

R: Con la mia famiglia, tutta la mia vita, come per moltissimi di noi. Nonè una scelta professionale, ma di vita.

D: Cosa significa la parola responsabilità?

R: Va in binomio con sindacato confederale. Ci si sente responsabili quando si fanno contratti, quando si gestiscono crisi aziendali e si rappresenta chi con l'adesione alla Cisl ci affida la propria tutela, i propri bisogni e le proprie speranze.

D: Questo nel caso di tesserati. E nei confronti dei precari?

R: La Cisl deve aprirsi a quel mondo. Deve spalancare le porte ai giovani. Deve imparare a parlare il loro linguaggio e fare dei loro bisogni un grande progetto di inclusione. Chi non sa aprirsi a quelmondonon ha futuro. Un mondo che insieme agli anziani rappresenta l'anello debole della società.

D: Niente compromessi ma neanche conflitto. La Cisl si candida come punto di riferimento del sindacalismo non ideologico?

R: Come sempre. Questa è la nostra storia.

 

( 2 aprile 2015 )

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