Le relazioni industriali in Enel
Le relazioni industriali in Enel, sin dalla sua costituzione nel 1962, sono state caratterizzate da un livello elevato, sia per le materie trattate sia per la intensità, frequenza e correttezza dei rapporti fra Azienda e Organizzazioni Sindacali.
Nella normativa contrattuale (Ccnl Enel) fu ben presto inserita una premessa politica che regolava le relazioni fra il Consiglio di Amministrazione dell’Ente e le Organizzazioni Sindacali, con confronti preventivi su materie particolarmente rilevanti.
Si è parlato di confronto preventivo; obiettivo non era il raggiungimento di un accordo, ma la condivisione di informazioni e la possibilità, per il sindacato, di proporre modifiche ai progetti aziendali, basandosi sulla esperienza di cui erano portatori i rappresentanti sindacali.
Con la sottoscrizione del primo Contratto di Settore Elettrico, anche le relazioni industriali in Enel si sono evolute, e le Parti si sono dotate di un Protocollo aziendale. Tale documento era particolarmente strutturato, definendo modalità di interlocuzione (contrattazione, confronto, consultazione, informazione), soggetti (Segreterie Nazionali, regionali, Rsu), tempi e materie. Da notare che il precedente sistema del periodo “nazionalizzazione” è stato confermato per le riorganizzazioni che hanno un rilevante impatto sui lavoratori o sull’organizzazione del lavoro.
L’introduzione della bilateralità
Questo excursus storico ci porta al protocollo di relazioni industriali Enel del 2012. Occorre ricordare che nel frattempo Enel si era trasformata in un Gruppo Aziendale, con società operative per ogni settore di attività (generazione, distribuzione ecc.), avendo subito significativi scorpori e cessioni, allo stesso tempo consolidando la sua presenza a livello internazionale (nel 2012 presenza in 23 Paesi con un totale di 76.000 dipendenti).
Su queste basi il 17 luglio 2012 viene sottoscritto dalle Federazioni Flaei-Cisl, Filctem-Cgil e Uilcem-Uil (oggi Uiltec) il “Modello di relazioni industriali Italia di Enel”, con il quale “Enel e le Organizzazioni Sindacali Nazionali del Settore Elettrico hanno inteso ribadire l'importanza del dialogo e di un clima costruttivo di relazioni sindacali partecipative”.
Viene così introdotta la bilateralità come forma di interlocuzione aggiuntiva rispetto alle preesistenti, con l’obiettivo di andare oltre la “definizione negoziata della regolazione del rapporto di lavoro con un ruolo prospettico del sindacato in chiave più ampia e moderna”.
Per governare questo complesso modello relazionale, fatto di diversi livelli (Gruppo, singole aziende, territorio) il protocollo istituisce una “Cabina di Regia” formata dai massimi rappresentanti delle tre Federazioni sindacali e dal responsabile delle Relazioni Industriali. In particolare, la cabina di regia doveva essere interessata in presenza di riorganizzazioni particolarmente impattanti sull’organizzazione del lavoro e sull’occupazione. Tale cabina di regia invero è stata attivata raramente. Ciò probabilmente in quanto la stessa era formata dai soggetti sottoscrittori dell’accordo stesso e titolari della contrattazione aziendale, per cui è probabile che il governo del modello relazionale sia ugualmente avvenuto a quel livello in modo non formalizzato.
La bilateralità vera e propria è invece stata strutturata nei comitati bilaterali paritetici nazionali (con presenza uguale di rappresentanti delle tre Federazioni): Scenari Economici e mercato dell’energia; Formazione e impiegabilità; Politiche di sicurezza e tutela dell’ambiente di lavoro; Corporate Social Responsability (Csr); Welfare aziendale Pari Opportunità e inclusione; Classificazione e conciliazione. Con la possibilità di articolazione a livello regionale per alcune delle materie.
Il Comitato Scenari economici e mercato dell’energia è sicuramente il più rilevante; ha assorbito le competenze del preesistente Osservatorio sulle Politiche Industriali, Ambientali e Occupazionali. Affronta gli aspetti di politica industriale del Gruppo (piano industriale, investimenti, internazionalizzazione, risultati economici). Si riunisce di norma due volte l’anno: dopo l’approvazione del Bilancio Societario ed entro il 30 novembre (ovvero dopo l’approvazione dell’aggiornamento del Piano Industriale del Gruppo). L’attività di questo comitato è stata assai significativa. In tale sede sono state affrontate le più rilevanti problematiche di carattere industriale ed economico; più recentemente, ad esempio, sono venute in evidenza le politiche di decarbonizzazione e transizione energetica e digitale che hanno interessato il Gruppo (dal ridimensionamento della generazione tradizionale alla crescita delle fonti rinnovabili, alla digitalizzazione delle reti). Fattori che hanno fortemente impattato sulla gestione del personale ricordando che nel 2013 in Enel è stato sottoscritto un accordo per la “mobilità interdivisionale” utile alla gestione infragruppo degli esuberi tra aree in contrazione ed aree in sviluppo.
Un elemento critico, evidenziato dal sindacato, è la mancanza di un carattere preventivo della consultazione, soprattutto riguardo le più importanti scelte di politica industriale che vengono prese dal CdA con la approvazione del Piano industriale e che spesso vengono illustrate ai mercati finanziari prima ancora di farlo nei confronti delle parti sociali nel Comitato Scenari.
Uno dei comitati bilaterali che ha svolto più attività è certamente quello sulla Sicurezza. Partendo da una tradizione aziendale di grande attenzione a questa materia, il comitato ha costituito la sede dove il confronto si è sviluppato maggiormente, affrontando l’effetto della introduzione di innovazioni tecnologiche, di modifiche dell’organizzazione del lavoro che interessano specificamente le aree più operative, ma anche trasversali (si pensi ad esempio al rischio stress-lavoro correlato). Una delle criticità che sono emerse è quella che l’Azienda ha “caricato” il Comitato Sicurezza anche di elementi di carattere politico, forse per bypassare il confronto di merito con le Organizzazioni sindacali.
Altra sede nella quale il confronto si è sviluppato attivamente è quello del Comitato Pari Opportunità. Fra tutti, è quello che nel tempo ha prodotto il numero maggiore di raccomandazioni che quasi sempre si sono tradotte in accordi sindacali. A questo comitato viene spesso attribuita dalla contrattazione la verifica di attuazione di accordi sindacali, ad esempio per il recente accordo sul lavoro agile.
Obiettivi e prospettive futuri
Nei prossimi mesi dovrà essere definito un nuovo protocollo di relazioni industriali per il Gruppo Enel in Italia. L’obiettivo che si pone la Flaei, come deliberato nel Congresso 2022, è quello di introdurre una forma di partecipazione preventiva ancor più sviluppata di quanto finora avvenuto attraverso la bilateralità, traendo spunto proprio dalle carenze che si sono evidenziate nell’attuale sistema. Punto di arrivo deve essere un sistema strutturato che permetta alle organizzazioni sindacali di relazionarsi con il CdA ed esprimere le proprie valutazioni prima che le decisioni vengano assunte. Una sede dove possa avvenire un confronto “alla pari” con gli Amministratori dell’Azienda. Questo anche in attuazione dello Statuto della Persona sottoscritto nel 2022 in Enel e che attribuisce ai dipendenti il “diritto” a partecipare attivamente alla vita della propria Azienda.
In questo senso la proposta di legge di iniziativa popolare presentata dalla Cisl risulta significativa ed orientativa per la Flaei, con particolare riferimento gli articoli riguardanti la partecipazione di rappresentanti dei lavoratori nel CdA e la consultazione preventiva e obbligatoria.
La “sfida” della Partecipazione vedrà comunque la Flaei in prima fila, per dare finalmente attuazione nelle aziende del settore elettrico all’art.46 della nostra Costituzione e concretizzare uno dei valori fondanti della Cisl.
Mario Marras
Segreteria Nazionale Flaei