Ridisegnare il volto delle politiche culturali nella regione, settore sulla cui importanza economica e sociale in Toscana è inutile sprecare parole. E' l'obiettivo di "Fai contare la Cultura. Toscana creativa 2030", il percorso partecipativo avviato con un evento a Firenze, e che, su input della Giunta e dal Consiglio regionale, vede il coinvolgimento di Cgil, Cisl e Uil, supportati da Fondazione Sistema Toscana e Irpet.
Il programma è quello di indagare le condizioni in cui si realizza l'offerta culturale in Toscana e le regole che disciplinano, al suo interno, il lavoro, l'organizzazione e il finanziamento dei progetti, analizzare poi lo stato dell’arte e costruire su questa conoscenza la programmazione delle politiche future nel settore.
Il percorso conoscitivo si svilupperà in due fasi. La prima è quella della raccolta di informazioni on line, che prende il via in questi giorni, grazie alla piattaforma creata appositamente sul sito del Consiglio regionale, dove operatori del settore, portatori di interesse, istituzioni, lavoratori, potranno contribuire all'indagine rispondendo, fino a settembre, a due questionari. La seconda fase, più operativa e di analisi delle istanze raccolte in rete, si svilupperà con audizioni e incontri diretti. Il tutto da concludere entro dicembre.
“Come è stato dimostrato, dati alla mano, anche dal ministro Dario Franceschini la cultura "si può mangiare" - ha detto alla presentazione del progetto il Governatore Eugenio Giani - la cultura può essere non solo una leva di crescita civile, ma il motore di uno sviluppo economico sostenibile. E per cultura intendiamo industria culturale, welfare culturale e lavoro. A due anni e mezzo dallo scoppio della pandemia e in piena fase di ricostruzione e ripartenza, dico che la rinascita parte proprio dalla cultura.”
In Toscana alla voce cultura è attribuibile un valore fra il 2 ed il 3% del prodotto interno lordo e dell’occupazione; la presidente della commissione cultura Cristina Giachi, ha messo l’accento proprio sul lavoro: “Sarà decisivo affrontare e approfondire nodi quali inquadramenti professionali carenti, precarietà, formazione, e lo faremo insieme ai rappresentati sindacali per condividere le soluzioni e le proposte migliori da mettere in campo, anche da un punto di vista normativo e nel perimetro delle nostre competenze”.
Un importante contributo alla realizzazione del questionario anonimo è arrivato dai sindacati. “Riteniamo - dice Gianni Elmi Andretti, della Fisascat Toscana - che sia uno strumento utile per verificare la qualità del lavoro attraverso la percezione reale dei lavoratori; qualità che passa dall'applicazione dei contratti di pertinenza del settore rispetto alla mansione svolta. Abbiamo chiesto che questa modalità sia utilizzata nuovamente in futuro anche per approfondire altri temi che riguardano il lavoro, come la sicurezza e la formazione, è necessario condividere dei percorsi con le istituzioni e le imprese, finalizzati ad avere un lavoro realmente dignitoso, professionalizzato e sicuro”.
“Andava fatto da tempo un progetto come questo, che rappresenta un po’ gli stati generali della cultura” ha detto Angelo Betti, della Fistel; “spettacolo e cultura sono tra i settori più colpiti dalle conseguenze della pandemia, che ne ha fatto emergere i tanti problemi mai affrontati, a cominciare dall’assenza di una rete organica di ammortizzatori sociali. Ben venga dunque un percorso che vuole arrivare a una normativa, a livello regionale, che colmi le lacune del settore e dia anche un segnale di marcia a livello nazionale. Siamo contenti di collaborare con le istituzioni in questo senso”.
Alberto Campaioli