First Cisl battezza la sua Scuola sindacale nazionale e, da Firenze, dove l’iniziativa è stata presentata con una giornata di dibattito e riflessione presso il Centro studi Cisl, lancia la sfida: mettere al centro di una strategia culturale di lungo periodo le persone e le loro competenze per essere all’altezza dei grandi cambiamenti che interessano il mondo della finanza e tutti i comparti rappresentati. “Vogliamo stimolare il pensiero critico di sindacaliste e sindacalisti per elaborare le migliori politiche al servizio del lavoro - ha spiegato il segretario generale Riccardo Colombani - ma abbiamo anche l’esigenza di tutelare famiglie e imprese. Un tempo le banche pubblicizzavano i depositi perché erano l’indice della fiducia loro accordata dai risparmiatori, oggi pubblicizzano gli utili e gli strumenti che servono per migliorare il rendimento degli azionisti come, ad esempio, il buyback. Molto è cambiato, e non in meglio. Servono proposte riformatrici e la Scuola risponde a questo scopo”. I lavori della giornata sono stati introdotti da Sabrina Brezzo, direttrice della Scuola, e si sono aperti con un dialogo tra Colombani, segretario generale First Cisl, Giuseppe Acocella, rettore dell’Università Giustino Fortunato e Marco Lai, direttore del Centro studi Cisl, che hanno sottolineato il ruolo fondamentale della formazione nella storia della Cisl e nella costruzione della sua identità. Colombani si è confrontato poi con Massimo Valerii, direttore generale del Censis, sulle sfide poste dalle trasformazioni e sulla necessità per il sindacato di investire nel lungo periodo sulla crescita culturale della sua dirigenza, precondizione necessaria per intercettare i bisogni che maturano nel mondo del lavoro e nella società italiana. “La Scuola sindacale di First Cisl è un’iniziativa di grande importanza. Penso che il suo compito fondamentale – ha sottolineato Valerii - debba essere quello di far prendere coscienza all’organizzazione del cambiamento d’epoca. Una comunità così forte, un’organizzazione con prassi consolidate, con valori radicati in una storia così ricca, rischia di chiudersi in una corazza identitaria se non comprende la necessità di non farsi schiacciare dal proprio passato, di rifuggire dal ritualismo e dall’autoreferenzialità. Per questo capire il cambiamento d’epoca è la sfida principale”. La Scuola sindacale nazionale, patrimonio di tutte le strutture organizzative della Federazione, non muta l’assetto formativo già esistente: le Federazioni regionali/macroregionali continueranno infatti a essere il soggetto principale della politica formativa, integrata a livello aziendale, nazionale e confederale. “La Scuola sindacale nazionale ha l’obiettivo primario di favorire lo sviluppo delle persone – ha osservato il segretario generale First Cisl Riccardo Colombani – e di consentire un confronto aperto a esperienze e stimoli sia del mondo accademico che culturale, interno ed esterno alla Federazione stessa. Giulio Pastore, il fondatore della Cisl, ci ha spiegato che il sindacato non deve essere solo uno strumento di difesa economica, ma deve diventare una scuola di democrazia, di responsabilità, di solidarietà e di promozione umana. È questo lo spirito che ci ha guidato nel progettare la Scuola. Siamo consapevoli infatti che, nel cambio di paradigma che stiamo vivendo, il bagaglio culturale dei nostri sindacalisti – ha concluso Colombani – rappresenta la risorsa più preziosa di cui disponiamo per promuovere l’autentico sviluppo della persona umana e l’inclusione a tutti i livelli”.
Carlo D’Onofrio