Dopo un primo semestre sostanzialmente positivo, in Friuli Venezia Giulia cresce la preoccupazione per il massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali, con 1milione 250mila ore autorizzate a luglio, in crescita del 16% rispetto allo stesso mese del 2022. L’allarme è stato lanciato nel corso della seconda Commissione consiliare, riunita gli scorsi giorni, e che ha chiamato in audizione i rappresentanti del mondo dell’economia regionale. A confermare alcune criticità del mercato del lavoro del Friuli Venezia Giulia, che nel 2022 ha toccato il suo record assoluto di occupati, superando le 520mila unità, è stata l’assessore al Lavoro, Formazione, Istruzione, Ricerca, Università e Famiglia, Alessia Rosolen. “In 15 anni - ha riferito - sono stati persi oltre 51mila giovani all'interno del mercato occupazionale e, nello stesso periodo, anche quasi 229mila persone in età lavorativa tra i 15 e i 64 anni. Questo è un elemento su cui ragionare, così come sull’età media della forza lavoro che è passata in pochi anni da 36,8 a 42,7 anni, rallentando le uscite e rallentando gli ingressi. Tuttavia, sono aumentate in maniera importante l'occupazione giovanile e femminile. Diminuita, invece, quella tra i 35 e i 49 anni, con un'alta percentuale di contratti a termine che scende quanto più aumenta l'età".
"La volontà - ha spiegato Rosolen - è quella di lavorare sul tema del welfare territoriale: i fondi della conciliazione, della responsabilità sociale d'impresa e dei sevizi alle imprese, nonché delle doti scuola e famiglia, vanno proprio in questa direzione". Per Cgil, Cisl, Uil la via maestra deve essere quella delle alleanze, in prima battuta tra parti sociali, datoriali e politica per far fronte non solo alle crisi conclamate, a partire da Wartsila di Trieste ed Electrolux di Porcia e Vallenoncello, passando per il taglio dei salari alla Savio di Pordenone, ma anche per traghettare l’industria regionale da qui ai prossimi dieci anni. “Non si tratta solo di fare gioco di squadra per portare l’industria del Fvg sulle grandi transizioni globali, ma di trovare modalità contrattuali e concertative efficaci e rispettate da tutti e disegnare un nuovo quadro complessivo: non cabine di regia per tenere sotto controllo o tamponare le crisi, ma per essere davvero proattivi rispetto a delle politiche industriali che vanno ancora costruite in termini durevoli e di prospettiva e rispetto alle quali siamo già in ritardo” - spiega il segretario della Cisl Fvg, Cristiano Pizzo. Un quadro industriale che sappia tener conto anche dell’istanze che in maniera sempre più forte si stanno affermando e che sono state evidenziate in Commissione. Così, ad esempio, la questione del calo demografico, con il Friuli Venezia Giulia che, tra le regioni del Nord, si stima pagherà il calo più significativo, scendendo nel giro di un paio di decenni abbondantemente sotto il milione di abitanti: a diminuire sarà soprattutto la fascia di popolazione attiva, ovvero tra i 15 e 64 anni (-7,1%) a fronte di una quasi pari crescita (+7,7%) di quella anziana. Una questione che si lega profondamente anche al mercato del lavoro che già sconta, in regione, l’irreperibilità di diverse figure professionali fondamentali per la tenuta del sistema industriale e strategiche per il suo sviluppo.
Mariateresa Bazzaro