Secondo gli ultimi dati forniti dall’Amministrazione Capitolina sui 323 interventi previsti per il Giubileo, 234 sono quelli conclusi. Dello stato dei lavori giubilari e sulla situazione dell’edilizia a Roma ne parliamo con il segretario generale della Filca Cisl di Roma, Nicola Capobianco, che è stato confermato nel suo ruolo al termine del congresso insieme ai componenti della segreteria Marco Antinelli ed Alessandro Rinaldi.
Roma ed il Giubileo: una città piena di cantieri edili ed in trasformazione. Quali le richieste all’Amministrazione del sindacato?
Attualmente oltre il 70% degli interventi è concluso, ci auguriamo che anche le restanti opere vengano presto ultimate nella massima sicurezza per i lavoratori. Come sindacato chiediamo che tutti i lavori siano realizzati all’insegna della qualità del lavoro, con un monitoraggio costante da parte degli organi dell’Amministrazione e la massima attenzione per evitare le infiltrazioni malavitose. I lavori per il Giubileo hanno messo a dura prova la macchina organizzativa capitolina ma allo stesso tempo hanno permesso di sperimentare una condivisione concertativa preventiva territoriale, con la sottoscrizione di due protocolli il 19 giugno 2023 con la Prefettura, la Struttura Commissariale e le Organizzazioni Sindacali e il 30 novembre 2023 tra la Struttura Commissariale, le Associazioni datoriali e le Organizzazioni sindacali. Gli accordi hanno permesso di costruire due cabine di regia permanenti, nell’ambito dei cantieri giubilari, con l’obiettivo di monitorare l’intera catena degli appalti. Allo stesso tempo invitiamo a non disperdere le buone prassi sperimentate in questo anno e di estendere i protocolli esistenti a tutti gli appalti pubblici di Roma Capitale, rendendo le cabine di regia strutturali nell’iter di gestione degli appalti pubblici futuri. Chiediamo con forza maggiore coinvolgimento nel confronto della programmazione ordinaria e straordinaria, investimenti su grandi opere con un occhio vigile su tre macro temi di interesse strategico per la città: programmazione urbanistica, edilizia residenziale pubblica, costruzione e manutenzione di strade.
Il settore delle costruzioni registra una percentuale molto alta di infortuni mortali. Quali sono le vostre proposte?
Nel nostro settore vi è purtroppo una percentuale molto alta di incidenti mortali, infortuni, malattie professionali. A Roma dal 1999 sono deceduti 125 operai, 184 compresa la provincia. Uomini che la mattina si sono alzati per andare a lavorare e non sono più tornati a casa. Vi è bisogno urgentemente di un grande patto nazionale su salute e sicurezza. Bisogna intervenire su due grandi capitoli di investimenti, ispettivo e culturale. Bisogna aumentare i controlli, ma bisogna lavorare sulla cultura della sicurezza e percezione dei rischi, sia per i datori di lavoro che per gli stessi lavoratori; bisogna insegnare la sicurezza partendo dalle scuole laddove si formano i lavoratori. È però necessario che anche tra gli ispettori del lavoro ci sia un gruppo a parte che si occupi solo ed unicamente di edilizia, settore dove purtroppo si registra il più alto numero di infortuni mortali. Organizziamo assemblee nei cantieri e nelle aziende che possono contare su una vasta adesione di lavoratori, durante le quali vengono distribuiti opuscoli con le indicazioni delle misure da adottare e da rispettare. Parliamo con i lavoratori perché confronto e partecipazione sono strumenti importanti per garantire la qualità del lavoro. La sicurezza per noi è centrale e come sindacato siamo soddisfatti per l’introduzione della patente a crediti, una intuizione nata in casa Filca nel lontano 2003. Si tratta di uno strumento importante perché consente di mettere le basi per un sistema di qualificazione delle imprese e del lavoro. Uno strumento che, affiancato all’attestazione di congruità, salvaguarda il tessuto produttivo sano, composto da migliaia di aziende che vanno tutelate.
Al congresso lei ha fatto delle proposte innovative: la prima riguarda il cambiamento del sistema bilaterale territoriale...
Credo sia arrivato il momento che il sistema bilaterale territoriale possa e debba essere riformato. Crediamo che i tempi siano maturi, dobbiamo avere il coraggio di andare oltre e giungere cosi ad un unico sistema bilaterale. Sul territorio ci sono due sistemi bilaterali: Cassa edile e Cefmectp con Ance Roma, Edilcassa e Pfl con Aniem Confapi e Cna artigiani. Si tratta di sistemi simili che per una logica di efficienza e di opportunità non possono che lavorare insieme, così da evitare anche condizioni di dumping contrattuali tra enti. Bisogna avere il coraggio di mettere in discussione il sistema oggi esistente e di operare un cambiamento a tutto vantaggio dei lavoratori e delle imprese.
Segretario quanto conta l’attenzione al tema della formazione professionale nel settore delle costruzioni?
La strada verso la nuova edilizia impone un’accelerazione sulla formazione professionale. Qualificare è la parola chiave dei tre ambiti interessati al cambiamento: lavoro, imprese ed operai. Le maestranze e gli imprenditori edili vanno accompagnati nella fase di transizione per riqualificarsi. Bisogna prestare attenzione all’analisi dei fabbisogni formativi, provvedere all’ampliamento dell’offerta, ripensare alle nuove professioni. La nostra attenzione deve andare ai lavoratori stranieri pensando che le comunità non sono tutte uguali: se non capiamo le differenze rischiamo di non intercettarli. Anche per favorire l’accoglienza e l’integrazione del mondo del lavoro e nella società di questi lavoratori e delle loro famiglie, la Filca Nazionale ha deciso di istituire un coordinamento nazionale migranti, decisione che abbiamo accolto con grande favore. Tra gli obiettivi del coordinamento vi è anche quello di favorire l’impegno ed il coinvolgimento dei lavoratori stranieri del sindacato, che resta una grande palestra di integrazione ed un grande esempio di solidarietà, con atti concreti.
Una seconda proposta è rivolta all’Amministrazione per il ripristino di un Assessorato alle Periferie...
Sarebbe una garanzia di attenzione e di forte volontà di rilanciare la Capitale. Le periferie hanno bisogno di attenzione, rigenerazione e riqualificazione urbana. Naturalmente però il nuovo Assessorato necessita di fondi specifici. Servono piani di recupero e devono essere applicati per dotare di servizi, infrastrutture e opportunità le zone più lontane del centro città.
Lei ha fatto riferimento nel suo intervento ad una nuova città policentrica...
Gli effetti della crescita economica degli anni duemila non si sono distribuiti in maniera omogenea sul territorio, contribuendo ad aggravare gli squilibri esistenti nella ripartizione sociale della ricchezza e delle opportunità. In secondo luogo l’ininterrotto processo di espansione edilizia ha scavalcato il Grande Raccordo Anulare e spinto la città verso ed oltre il confine comunale, generando numerosi nuovi insediamenti a bassa densità che danno vita a una sconfinata periferia metropolitana, dipendente quasi esclusivamente dai mezzi di trasporto privati. L’espansione residenziale è spesso avvenuta al di fuori dei vari piani regolatori: ciò ha ulteriormente rafforzato le disuguaglianze socio-spaziali che vedono i gruppi più deboli (giovani coppie, precari, anziani, immigrati) in cerca di case a prezzi abbordabili ma con pochi servizi al di fuori del Gra, impoverendo di fatto le aree più centrali, desertificandole dalla residenzialità abitativa e lasciandole solo alla vocazione turistica e speculativa. Vi è urgenza di politiche abitative e di programmazione, la città ha bisogno di mettere in rete i diversi ambiti periferici. Si rende necessario attuare una riqualificazione energetica delle scuole, investire sull’efficientamento energetico delle case popolari e degli edifici pubblici. Altro capitolo a parte la messa in sicurezza degli edifici scolastici: la maggior parte delle scuole non ha documentazione relativa all’agibilità, agli impianti elettrici e ai sistemi antincendio. Bisogna investire in interventi di rifacimento di strade, ponti e gallerie per garantire accesso e mobilità ai cittadini, con una programmazione a medio e lungo periodo per ricondurre le periferie al centro, investire su una rete di trasporto pubblico che copra tutti i settori della città al pari delle grandi capitali europee. Non esistono quartieri di serie A e di serie B, nelle periferie bisogna recuperare il tempo perduto coinvolgendo anche i comitati di quartiere che sono le sentinelle del territorio.
Oltre ad un nuovo assessorato ha richiesto anche un ripensamento della struttura amministrativa?
I 15 municipi in cui è suddivisa Roma sono dotati di scarsi poteri e non appaiono in grado di affrontare la complessità dei problemi della città tramite forme efficaci di cooperazione territoriale. Riteniamo che sia necessario un decentramento reale di poteri, competenze e risorse a livello territoriale, insieme ad una legge nazionale speciale per Roma Capitale ed un grande investimento che coinvolga la macchina amministrativa.
Donato Tempesta