“La Pubblica amministrazione - ha sottolineato - ha bisogno urgente di rigenerarsi, di tornare attrattiva per i giovani e di ritrovare l’orgoglio della sua funzione. Questa è una grande occasione, che non possiamo perdere. Saremo a fianco di tutte le amministrazioni, dai ministeri ai Comuni, per invertire la rotta sul personale e ridare centralità al lavoro pubblico per fornire sempre migliori servizi ai cittadini alle imprese”.
I concorsi pubblici sono ripartiti dopo il 15 febbraio, grazie al via libera ottenuto dal Governo per lo svolgimento delle prove selettive. L’unico obbligo è quello di seguire regole precise approvate a livello nazionale, che prevedono (tra le altre cose) lo svolgimento del tampone. Purtroppo, però, come ha spiegato di recente il direttore generale di Forum Pa Gianni Dominici, nonostante il via libera, “è ancora tutto fermo”. Sono almeno 125 mila i posti di lavoro in corso di assegnazione. Circa 90 mila di questi riguardano concorsi già avviati, con situazioni diverse, ma la maggior parte risultano al palo e in attesa di disposizioni specifiche per la gestione delle prove selettive. Oltre 36 mila posti di lavoro, invece, sono ancora da assegnare e riguardano concorsi di cui è attesa la pubblicazione. Infine, sono 34 i concorsi annunciati e non pervenuti.
La situazione della pubblica amministrazione ingessata da anni di blocco del turnover, è grave. Mancano 7 mila posizioni nel Ministero della Giustizia, 3 mila lavoratori all’Agenzia delle Entrate, 1.500 assunzioni previste dal maxi concorso di Roma Capitale.
Ma il settore più colpito è quello dell’istruzione. Sono più di 90 mila i posti da assegnare nelle scuole, ma ad oggi è in corso soltanto il concorso destinato all’assunzione di 32 mila insegnanti e docenti.
Situazione analoga anche per le Università, dove manca il concorso destinato alla ricerca di 3.331 ricercatori. Ma mancano anche uomini da inserire nell’Agenzia delle Entrate o nell’Agenzia delle Dogane, ispettori dell’Inail, tecnici informatici all’Inps e rinforzi per le amministrazioni penitenziarie.
Per riformare la Pa, bisognerà necessariamente partire da qui: rigenerazione, nuove immissioni, nuove competenze, valorizzazione delle attuali, anche attraverso la formazione continua.
Ilaria Storti