Sabato 27 luglio 2024, ore 15:56

Lavoro

Pesca: il lavoro dei "contadini del mare"

Con oltre un milione e centomila tonnellate di produzione annuale, l’acquacoltura europea si presenta come una parte fondamentale del mondo della pesca, con elevato potenziale di crescita ma anche criticità. In Italia, tra pesci marini, molluschi, crostacei, pesci d’acqua dolce, salmonidi, conta 145.800 tonnellate di produzione annue, leggermente sopra la Grecia ma assai al di sotto di Spagna e Francia. Sono alcuni dati emersi dalla ricerca presentata a Roma “Il lavoro nel settore della mitilicoltura in Italia”, promossa da Fai-Cisl, Fondazione Fai-Cisl Studi e Ricerche e Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. “Abbiamo realtà produttive molto diverse, tra artigianali, semi artigianali e industriali, poi ci sono vari mix di tradizione e innovazione, con aziende familiari e altre più strutturate”, ha detto il curatore della ricerca Ludovico Ferro, direttore scientifico della Fondazione Fai-Cisl Studi e Ricerche. In tutto nella mitilicoltura italiana operano 450 imprese e 4 mila addetti, più un migliaio di stagionali e un indotto di 550 altri lavoratori. Tra i territori studiati: Lido di Venezia, Pellestrina, Chioggia, Scardovari e Pila, poi Goro, Cattolica, Civitanova Marche, Porto San Giorgio, La Spezia e Taranto, luogo di nascita della mitilicoltura italiana, tra i più colpiti negli ultimi anni sia per problematiche ambientali che organizzative e produttive. Le criticità trasversali, che accomunano tutti i territori, sono i cambiamenti climatici, i predatori, le importazioni. “Ma soprattutto la mancanza di manodopera, anche laddove la mitilicoltura è fortemente radicata nelle tradizioni locali”, ha spiegato Ferro. L’indagine, secondo Vincenzo Conso, Presidente della Fondazione Fai-Cisl Studi e Ricerche, “ha il merito di fare luce sulla mancanza di un inquadramento contrattuale specifico dei lavoratori nella mitilicoltura, visto che a loro viene applicato il contratto dei florovivaisti”, oltre che sull’urgenza di investire sulle competenze, “data la mancanza di scuole di formazione in questo comparto”. Fattore che rende più difficile sia il ricambio generazionale che la tutela di salute e sicurezza. Sulle previsioni produttive, il 2024 offre luci e ombre: “Sulle vongole prevediamo un abbattimento del 60% soprattutto a causa del granchio blu, mentre prospettive ottime sono quelle che riguardano le ostriche”, ha detto Eraldo Rambaldi, Direttore AMA, Associazione Mediterranea Acquacoltori. Per Patrizio Giorni, segretario nazionale Fai-Cisl, “è evidente l’importanza di salvare alcune agevolazioni per i produttori, come quella sul carburante, e di stanziare misure di protezione sociale come la Cisoa agricola, sulla quale abbiamo alcune esperienze positive che rappresentano un modello”. Aspetto ripreso in conclusione dell’evento da Onofrio Rota, segretario generale della Fai-Cisl: “Serve una strategia nazionale per salvare e rilanciare il settore, con ammortizzatori ad hoc per garantire continuità di reddito e contributiva e riconoscendo il carattere usurante di diverse mansioni”. Tematiche poste dai sindacati al Tavolo della Pesca la settimana scorsa e ribaditi nell’incontro a Palazzo Chigi sul lavoro agroalimentare.
Rossano Colagrossi

( 21 febbraio 2024 )

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