Terra di mezzo tra un importante passato industriale e un futuro che ora non è più tale. Il Sud fa fatica ma potrebbe riprendersi il ruolo che gli spetta se solo si potesse fare un uso appropriato delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Roberto Benaglia, segretario generale della Fim Cisl spiega così la scelta del territorio di Caserta per l’incontro di oggi delle Fim di tutto il Mezzogiorno per parlare, anche alla presenza del segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, di investimenti, rilancio industriale e occupazione, e soprattutto di riscatto dei metalmeccanici partendo proprio dal Sud, Temi questi all’ordine del giorno del primo grande evento, dopo le restrizioni della pandemia, dedicato appunto all’industria del Mezzogiorno, territorio dove la pandemia ha acuito crisi che sembrano non finire mai, dove il futuro è sempre più incerto, ma che può riscattarsi - come ha affermato anche Sbarra nel suo intervento conclusivo. “Non esiste politica di coesione che possa fare a meno di un Sud industriale - ha detto - per questo è urgente una strategia meridionalista fondata su tre pilastri: una forte fiscalità di vantaggio per attrarre capitali privati e per stimolare ricerca e innovazione anche nelle Pmi, il completamento delle reti materiali e sociali, una transizione ecologica e digitale nel segno della sostenibilità ambientale e sociale”. Sul tema delle delocalizzazioni, Sbarra ha sottolineato che “servono regole chiare perché la libertà delle imprese sia esercitata nel rispetto della responsabilità sociale. Chi se ne va per pura speculazione deve mettere in campo patti sociali condivisi dal sindacato per dare continuità occupazionale e produttiva agli stabilimenti, altrimenti è giusto che scattino sanzioni severe”. Gli fa eco Benaglia “oggi abbiamo ancora troppe vertenze industriali nel Sud del Paese che si trascinano da anni: dall’Ex Ilva di Taranto, alla Whirpool di Napoli, passando per l’ex-Alcoa di Portovesme in Sardegna a Termini Imerese in Sicilia, solo per citarne alcune. E’ ora che diventino, e questa è una sfida che lanciamo al Governo nazionale e alle regioni, occasioni non per tirare a campare tra un’elezione e l’altra, tra ammortizzatori sociali e promesse, ma concreti progetti di reindustrializzazione da cui ripartire per rilanciare l’industria e l’occupazione nel Mezzogiorno”. Ad aprire la convention alla presenza dei segretari generali delle Fim di Calabria, Puglia, Sardegna, Basilicata, Sicilia, è stato il padrone di casa Raffaele Apetino, segretario generale della Fim Campania che avverte sul pericolo che si può annidare nelle riconversioni industriali, così come accaduto nella fase del post terremoto del 1980 con l’arrivo di fondi non monitorati. Per questo “occorre una cabina di regia per dare risposte concrete anche ai settori in forte crisi e di cui nessuno parla”. E non solo, Doriana Buonavita, segretaria generale della Cisl Campania chiede “oltre a piani industriali credibili, politiche attive del lavoro mirate a reali percorsi di riqualificazione e riconversione professionale connessi con l’attuale domanda del tessuto produttivo locale, formazione, bilateralità e sicurezza sul lavoro”. Proprio su quest’ultimo punto, dopo l’escalation di morti delle ultime ore, tutti d’accordo su maggiore rigore, leggi severe e certezza della pena per le aziende che non si attengono alle misure di prevenzione.
Raffaella Cetta