Rilanciare il Sud e rivendicare la centralità del lavoro come leva per contrastare le diseguaglianze sociali, economiche e territoriali. È questo che i sindacati hanno chiesto al governo, nell’incontro di oggi sul Sud. Le proposte dei sindacati, raccolte nella piattaforma unitaria in questi mesi al centro di tante iniziative, tra cui la manifestazione del 22 giugno a Reggio Calabria, partono da alcune necessità: investimenti, infrastrutture, interventi sul fisco. Al Mezzogiorno, ha ricordato Annamaria Furlan, serve “un piano per l’innovazione, la ricerca, la formazione delle nuove competenze per le imprese che scelgono il Sud, lo sblocco delle assunzioni nei servizi pubblici e nella sanità per fermare la fuga dei giovani, più di centomila ogni anno”. Bisogna poi, aggiunge la leader cislina, “accelerare gli interventi previsti dalle Zes, con un piano per il rilancio della portualità meridionale in ragione della grande opportunità del Mediterraneo”. Affrontare oggi i problemi del Sud significa, poi, come sottolineato da Maurizio Landini, “mettere in campo un piano pluriennale di investimenti pubblici e garantire le risorse per il funzionamento ordinario”. I sindacati, ha ribadito inoltre Carmelo Barbagallo, chiedono di “commissariare ad acta quelle regioni che non utilizzano i fondi Ue”.