Sviluppare colture ad uso energetico recuperando terreni degradati, abbandonati o inquinati, senza entrare in competizione con la filiera alimentare. E’ questo l’obbiettivo dell’accordo di collaborazione firmato tra Eni e Bonifiche Ferraresi (BF). L’accordo prevede una prima fase di studio, per valutare la sostenibilità e competitività di una filiera agro-industriale da sviluppare congiuntamente che miri al recupero delle aree marginali identificate nel Paese, attraverso lo sviluppo di pratiche agronomiche sostenibili. Nei primi mesi del 2023 si intende avviare una fase pilota finalizzata alla coltivazione delle sementi, come il cartamo e la brassica da cui estrarre l’olio vegetale da conferire alle bioraffinerie di Eni, per la successiva trasformazione in biocarburanti.
“Un progetto che ha grandi potenzialità per il Paese - commenta Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni - perché punta a rigenerare aree marginali, come quelle contaminate o degradate, e allo stesso tempo promuove lo sviluppo rurale e l’integrazione con l’industria energetica che sostiene la decarbonizzazione dei trasporti”. Le produzioni agricole risponderanno allo schema di certificazione volontario ISCC (International Sustainability & Carbon Certification) a garanzia dei requisiti di sostenibilità e tracciabilità dei prodotti in accordo con la normativa europea in materia.
“Oltre alle attività di ricerca e sviluppo della joint venture nella nostra azienda in Sardegna - afferma Federico Vecchioni, Amministratore Delegato di BF Spa - oggi diamo vita ad una nuova iniziativa che prevede lo studio e la successiva messa in produzione dei primi 2mila ettari nazionali di terreni adibiti alle coltivazioni di semi oleaginosi. Il progetto permetterà di valorizzare aree abbandonate del Paese, recuperandole e inserendole in un circuito virtuoso che al contempo conferirà nuove opportunità di differenziazione delle proprie attività agli imprenditori agricoli italiani”.
Gli agricoltori potranno anche contare sul supporto dei partner per introdurre pratiche innovative, dall’agricoltura di precisione al carbon farming, per ridurre le emissioni e gli sprechi nelle fasi di lavoro. Si punta in tal modo a creare un nuovo modello di business che, da un lato, garantisca l’accesso alla terra agli agricoltori creando opportunità economiche e, dall’altro, introduca tecniche e processi all’avanguardia, con l’obiettivo di contribuire a ridurre le emissioni di CO2 nei settori dell’agricoltura e dei trasporti.
Sara Martano