Giovedì 25 aprile 2024, ore 23:32

Pa 

Una Pa riformata per gestire bene il Recovery 

La riforma della Pa, annunciata e tentata da tutti i ministri degli ultimi Governi, è una delle architravi del rilancio del Paese. I sindacai lo dicono da tempo. Draghi lo ha ribadito nel discorso al Senato. Ma per riformare davvero l’amministrazione pubblica, ribadiscono Cisl e Cisl Fp, servono risorse. La leader di Via Po Annamaria Furlan e il segretario generale della Fp, Maurizio Petriccioli, sottolineano l’importanza che e il Presidente del Consiglio abbia messo al centro del programma di Governo anche la riforma della pubblica amministrazione, aggiungendo che “la gestione delle risorse del Recovery e il loro efficace e trasparente utilizzo, esigono pubbliche amministrazioni efficienti, capaci di rispondere alle attese del Paese”.
Il Recovery può essere una straordinaria opportunità “per migliorare i servizi pubblici, all’interno di un quadro di riforme complessivo, attento alle nuove emergenze economiche e sociali”. Per questo i sindacati sottolineano la necessità di “ricostruire una pubblica amministrazione che ruoti attorno alla domanda di innovazione sociale ed economica, in modo da accompagnare la transizione digitale ed ecologica”.
Per riorganizzare il sistema, Furlan e Petriccioli vedono la necessità di una “ridefinizione dei fabbisogni in base ai servizi attesi ma anche una attenta riconsiderazione delle competenze, delle esperienze e dei saperi disponibili, per non disperdere l’enorme patrimonio di professionalità presente”. L’obiettivo deve essere, in primo luogo “la riconversione delle abilità e delle competenze del personale per migliorare i servizi”. Occorre inoltre “rendere più visibile la responsabilità organizzativa del dirigente ai risultati di volta in volta realizzati”.
Tornando al tema risorse, i due sindacalisti ne sottolineano la necessità allo scopo di “cambiare i sistemi di inquadramento e classificazione, collegandoli alle nuove esigenze organizzative”. Bisogna “rimuovere i tetti ai trattamenti economici accessori (fermi al 2016) ed estendere al lavoro pubblico le misure “di detassazione della produttività disponibili da anni per privato”. L’auspicio del sindacato è dunque che il nuovo Governo possa contribuire “a superare la contrapposizione sociale tra pubblico e privato e fra pubblici amministratori, dirigenti e dipendenti, che si è verificata nel corso degli ultimi venti anni”. Per questo si deve “abbandonare la politica degli slogan e degli annunci e lavorare, tutti insieme, per costruire il futuro del lavoro pubblico e del Paese”
Ilaria Storti

( 19 febbraio 2021 )

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