La spesa degli italiani per i tamponi è cresciuta esponenzialmente, con picchi durante le festività e con le consuete speculazioni sui prezzi. Secondo un’indagine realizzata dal Centro Studi di Conflavoro Pmi, nel periodo festivo sono stati fatti più di 8,5 milioni di tamponi rapidi antigenici per una spesa complessiva di circa 126 milioni di euro a carico degli italiani e delle imprese. Considerato che un tampone viene rivenduto alle farmacie a 2,5/3 euro, il margine registrato nei 14 giorni di festività è stato di circa 8,92 milioni di euro per gli importatori e di 102 milioni di euro per le farmacie. Inoltre, sono stati venduti ogni giorno nelle farmacie e supermercati circa 250 mila tamponi fai-da-te per un costo complessivo di 35 milioni di euro nelle due settimane festive. Il boom dei tamponi rapidi non si ferma, nonostante la minore attendibilità dell'esito rispetto al tampone molecolare, unico vero esame di riferimento per la ricerca del Covid-19. Secondo la Food and Drug Administration (Fda), infatti, quasi una persona positiva su due può risultare negativa al test rapido e continuare a contagiare.
Cresce, comunque, esponenzialmente anche la richiesta di tamponi molecolari, il cui costo risulta oggi anche cinque volte superiore rispetto a quello applicato fino all'estate 2021, quando la curva dei contagi era nettamente più piatta. Al Nord il costo di un tampone molecolare può arrivare a 150 euro, al Centro Italia il prezzo varia tra 75 e 100 euro, al Sud l'impennata dei prezzi è più contenuta, raggiungendo comunque cifre tra 60 e 80 euro.
E i tamponi diventano un caso anche nella maggioranza. Il M5S aveva presentato un emendamento al decreto Covid che consentiva la possibilità di far eseguire i tamponi molecolari e antigenici rapidi anche nelle parafarmacie. L’emendamento è stato bocciato dalla commissione Affari costituzionali con il voto contrario di Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia e Italia viva. Riproposto in Aula, di fronte al rischio di un nuovo flop della maggioranza, si è trovato un accordo ritirando l'emendamento, che è stato trasformato in un ordine del giorno, che impegna il governo a trovare “le soluzioni più adeguate” alle code davanti alle farmacie per i tamponi e offrire alternative, specie ai cittadini dei comuni più piccoli.
Ma i Cinque Stelle non si arrendono e annunciano che ripresenteranno la proposta come emedamento al decreto Milleproroghe.
Ilaria Storti