Aumentano le incertezze per i 547 dipendenti di una delle aziende biomedicali di Saluggia in provincia di Vercelli. Si tratta della Corcym, la società che ha acquisito LivaNova la scorsa estate che, nell’ultimo incontro con i sindacati, ha annunciato ulteriori 4 settimane di cassa integrazione (che si aggiungono alla settimana già chiesta nei giorni precedenti). L’ammortizzatore sarà applicato a quasi tutti i dipendenti dell’azienda. Alla base della decisione della cig - secondo i vertici aziendali - la carenza di ordini, ma i lavoratori e i sindacati di categoria Femca Cisl, Filctem Cgil e Uiltec Uil vogliono vederci chiaro e lanciano l’allarme in un comunicato congiunto.
“Dal lancio di Corcym del 1 giugno scorso - si legge nel comunicato - le scriventi organizzazioni sindacali e la Rsu aziendale hanno difficoltà a capire quale sarà la capacità produttiva della nuova società nata dall’acquisizione di Livanova da parte del fondo Gyrus. Nel mese di ottobre - continuano i sindacati - ci è stato presentato dal Ceo Corcym, dott. Mazzi, per la prima volta parte del piano industriale quinquennale, tanto richiesto e voluto dalle scriventi organizzazioni sindacali”. Ai sindacati sono stati spiegati i piani della società a livello globale (investimenti, riorganizzazione del commerciale, ecc) senza però entrare nei dettagli per quanto riguarda il sito produttivo di Saluggia.
Nell’ultimo incontro “dopo avere incontrato il giorno precedente la Rsu aziendale per la consueta riunione dei volumi produttivi, la società ha fatto richiesta di ulteriori 4 settimane di cassa integrazione guadagni”ribadiscono Femca, Filctem e Uiltec che aggiungono: “Tale periodo andrà a concludersi a ridosso della chiusura aziendale natalizia, il che vedrà molti dipendenti rientrare a lavoro dopo la prima decade di gennaio 2022.Una ennesima dimostrazione che l’azienda non ha una programmazione ed è per questo che il futuro del sito di Saluggia, e di tutti i suoi i dipendenti, si presenta difficile e incerto”.
Nelle ultime settimane, - fanno sapere i sindacati - dal confronto con i lavoratori durante le Assemblee aziendali “ha regnato un comune e diffuso pessimismo, unito alla necessità di aprire immediatamente un confronto serio e concreto sul piano industriale e sulle previsioni di investimento”. Stanchi di non avere risposte adeguate sul futuro del sito, le organizzazioni sindacali di categoria e la rsu, fanno sapere che, se entro il 10 gennaio 2022, non riceveranno segnali in controtendenza dall’azienda, si vedranno costrette a valutare e intraprendere tutte le iniziative utili e necessarie a tutelare tutti i posti di lavoro.
Sara Martano