Un’altra tegola si abbatte sull’economia alessandrina. Dopo la Pernigotti che rischia la chiusura, scoppia il caso delle Terme di Acqui, cittadina di circa ventimila abitanti dell’alto Monferrato. Qualche giorno fa la proprietà del Grand Hotel e dello stabilimento termale ha aperto la procedura di licenziamento collettivo per tutti i 25 lavoratori, nonostante le rassicurazioni di qualche settimana prima del socio di maggioranza, Alessandro Pater, che aveva definito il settore strategico. “È stato avviato - aveva detto Pater il 21 febbraio scorso alla Commissione Speciale del Comune sollecitata dai sindacati - un progetto per la sostenibilità economica dell’impresa, conseguente alla riduzione del fatturato e al calo dei flussi turistici determinati dall’emergenza sanitaria”. Il 15 marzo è arrivata, invece, la doccia fredda dei licenziamenti.
“L’unico piano industriale presentato dalla proprietà porta alla chiusura di tutte le attività del Grand Hotel e delle Terme - hanno commentato Filcams, Fisascat e Uiltucs territoriali - e al licenziamento di tutti i lavoratori e le lavoratrici del settore. Chiederemo l’avvio immediato della fase di consultazione”. I sindacati, che dopo l’annuncio hanno immediatamente promosso un presidio nei giorni scorsi davanti al Grand Hotel della cittadina alessandrina, hanno indetto una nuova assemblea per lunedì 21, alle ore 15, sempre nello stesso posto, aperta alle lavoratrici e ai lavoratori, alle istituzioni locali, ai parlamentari della zona e ai cittadini per valutare il percorso da intraprendere allo scopo di evitare la chiusura dell’albergo e dell’impianto termale.
In una lettera inviata al presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, il presidente di Federterme, Massimo Caputi, ha chiesto di avviare “con urgenza un’interlocuzione tra l’azienda, la Regione, Federterme e le parti sociali per trovare una soluzione ad una vicenda che ha creato e sta creando notevoli problemi”. Da una prima analisi si stima in circa 60 milioni di euro il danno economico per le attività del territorio che ricevono un fatturato indotto dalla presenza dei turisti che scelgono Acqui per la sua acqua termale.
Per Antonio Anselmo, segretario generale della Fisascat Cisl Alessandria-Asti: “Non si capisce perché la proprietà per stare sul mercato non abbia investito in interventi strutturali e commerciali durante la pandemia oppure diversificato la propria attività. Non ha nemmeno fatto nulla per ottenere il bonus terme. L’unica spiegazione è che non ci sia la volontà di andare avanti e proseguire l’attività”. Il segretario generale della Cisl Alessandria-Asti, Marco Ciani è preoccupato della piega che ha preso la vicenda. “Dobbiamo salvare i posti di lavoro e anche l’economia della città che rischia contraccolpi pesantissimi. Per questo abbiamo richiesto un incontro a livello regionale con l’azienda per affrontare con la massima urgenza e tempestività la chiusura del Grand Hotel e delle terme di Acqui”.
A sostegno della vertenza sono scesi in campo anche i sindacati territoriali della Scuola di Cgil, Cisl Uil che lunedì parteciperanno all’assemblea aperta indetta dai loro colleghi del terziario e turismo preoccupati delle ripercussioni anche a livello scolastico. “La mancanza di reddito familiare - scrivono in una nota - tarpa le ali a tutti i componenti di una famiglia e può spegnere, a volte per sempre, i desideri e le ambizioni dei più giovani. E senza lavoro per i giovani la nostra società non ha futuro”.
Rocco Zagaria