La parola ora passa al referendum. Saranno infatti gli ex lavoratori della Jabil di Marcianise, e tra loro c’è molta diffidenza su queste assunzioni, a decidere se accettare l’ipotesi di accordo siglata qualche giorno fa al Ministero dello Sviluppo economico con la Tme, l’azienda di Portico, in società con Invitalia e che prevede la presentazione di un piano industriale per ricollocare i 222 lavoratori, attraverso un percorso nell'azienda, completando così il piano di esuberi della multinazionale americana dell’elettronica, che dal 2019 a causa di una grave crisi produttiva era stata costretta a licenziare 220 dipendenti dei 700 e a ricollocarli in altre realtà, pagando sostanziosi incentivi. Per risolvere la crisi è stato attivato il "metodo Corneliani" introdotto dal ministro Giancarlo Giorgetti, che consentirà al Fondo di salvaguardia di entrare in quota di minoranza nella newco Tme Assembly Engineering, già costituita da Tme, che si occuperà di progettazione e produzione di schede elettroniche per diversi settori industriali. Tra i lavoratori sono compresi anche i 23 assunti dall’azienda sarda Orefice, che sono stati prima oggetto di un trasferimento in Sardegna, e poi licenziati in tronco, mentre gli altri passati in Softlab sono attualmente fermi in cassa integrazione. Invitalia, società dello Stato è entrata con il 45% del capitale in una Newco composta con Tme, che invece ha il 55% delle quote sociali; una nuova società quindi che avrà il proprio sito produttivo nei pressi della sede principale di Tme, Invitalia resterà cinque anni e garantirà che l'accordo siglato al Mise venga realmente attuato e i lavoratori davvero reimpiegati. L'intesa prevede infatti che Tme entro il 31 agosto, e comunque entro il 2022, assumerà a tempo indeterminato i 200 dipendenti di Jabil che volontariamente si proporranno con un incentivo di 30mila euro, con pari retribuzione annua e con le tutele previste dall'articolo 18. I sindacati hanno poi strappato a Jabil l'impegno scritto di restare sul territorio casertano e non avviare più procedure di licenziamento collettivo e di rimodulare per il prossimo mese di aprile il piano industriale presentato nel maggio 2021; in teoria, in caso di nuove commesse di lavoro, la Jabil potrebbe decidere di tenersi alcune decine di addetti per cui si ridurrebbe il numero di 200 esuberi contenuto nell'accordo di due giorni fa. Sulla cassa integrazione avviata poche settimane fa con scadenza il 27 agosto prossimo, i sindacati e la Jabil si sono impegnati a fare un accordo di gestione entro il primo marzo, per garantire una soglia minima di presenza per tutti i lavoratori in azienda. “I lavoratori sono ormai stanchi, per questo anche diffidenti visto come sono andate le cose precedentemente. Speriamo che questa sia la volta buona. A noi preme che questo territorio non venga desertificato ulteriormente. Non è possibile – afferma il segretario generale della Fim Cisl Campania Raffaele Apetino - continuare a desertificare questa regione. Abbiamo più volte sollecitato il Mise a prestare attenzione alle finte reindustrializzazioni da parte di aziende che utilizzano incentivi pubblici e privati e poi alla fine scappano. Noi come al solito non staremo a guardare e ci mobiliteremo come sempre a tutela dei lavoratori”.
Raffaella Cetta