E' già costata 250 licenziamenti ed ora dopo il Covid e i relativi ammortizzatori sociali l’azienda ha annunciato altri 190 esuberi su 460 dipendenti. Una vertenza tutta in salita quella della Jabil, multinazionale che opera nel settore dell’elettronica situata a Marcianise nel casertano. “Un territorio già fortemente deindustrializzatogià costata 250 licenziamenti ed ora dopo il Covid e i relativi ammortizzatori sociali l’azienda ha annunciato altri 190 esuberi su 460 dipendenti. Una vertenza tutta in salita quella della Jabil, multinazionale che opera nel settore dell’elettronica situata a Marcianise nel casertano. “Un territorio già fortemente deindustrializzato con una pesante crisi che coinvolge quasi 1.300 lavoratori” lamentano i sindacati. Una decisione in realtà attesa da tempo perché nei diversi piani industriali presentati dall’azienda si era già parlato di esuberi e della volontà di arrivare a quota 250 dipendenti. In una nota è la stessa società che parla di una scelta “difficile ma obbligata, determinata dalla necessità di mettere in sicurezza lo stabilimento di Marcianise, assicurandone la sostenibilità economica così da poter salvaguardare i 250 posti di lavoro rimanenti”. Jabil - prosegue poi la nota - si è costantemente adoperata per il raggiungimento di una soluzione che fosse il più indolore possibile, riconoscendo l'impegno dei dipendenti. Tale atteggiamento dell'azienda si è innanzitutto concretizzato nella promozione di processi di reimpiego dei lavoratori, in stretta collaborazione con il Governo e con l'assunzione da parte della stessa Jabil, con senso di responsabilità, di un oneroso impegno finanziario”. Per consentire il reimpiego dei propri addetti licenziati, la Jabil ha anche contribuito con incentivi sia ai lavoratori che alle stesse aziende che li hanno riassunti, ma nonostante ciò il processo di reindustrializzazione nell’area , nonostante accordi sottoscritti con le istituzioni, non è mai andato in porto perché i 23 addetti assunti da Orefice, un’azienda sarda, dopo una breve parentesi in un capannone preso in affitto sempre a Marcianise sono stati trasferiti in Sardegna e poi licenziati. Sorte diversa per i 250 addetti che sono passati in Softlab, azienda informatica con sedi a Caserta e Maddaloni, e che ora sono in cassa integrazione, ma con gravi ritardi nei pagamenti. Anche se fino ad ora l’azienda non ha mai parlato di cessazione dell’attività produttiva come invece accaduto per Whirlpool, facendo sapere di non avere alcuna intenzione di lasciare il sito dove da tempo sta “scommettendo su un'ampia diversificazione, ma di non poter più reggere economicamente il peso di tutta l'attuale manodopera”, i lavoratori sono ormai sfiduciati e guardano al futuro “con titubanza soprattutto nell’accettare ricollocazioni - afferma Nicodemo Lanzetta, segretario generale della Fim Cisl Caserta – noi chiediamo maggiore visibilità per una vertenza che si sta trascinando da tempo”. Per questo nel corso dell’assemblea straordinaria tenutasi davanti ai cancelli della Jabil i sindacati hanno chiesto “non solo che l’azienda ci ripensi revocando i licenziamenti, ma che vengano attivati tavoli di confronto regionali e nazionali per trovare soluzioni a questa e altre vertenze ancora aperte sul territorio e dare risposte certe ai lavoratori”.
Raffaella Cetta con una pesante crisi che coinvolge quasi 1.300 lavoratori” lamentano i sindacati. Una decisione in realtà attesa da tempo perché nei diversi piani industriali presentati dall’azienda si era già parlato di esuberi e della volontà di arrivare a quota 250 dipendenti. In una nota è la stessa società che parla di una scelta “difficile ma obbligata, determinata dalla necessità di mettere in sicurezza lo stabilimento di Marcianise, assicurandone la sostenibilità economica così da poter salvaguardare i 250 posti di lavoro rimanenti”. Jabil - prosegue poi la nota - si è costantemente adoperata per il raggiungimento di una soluzione che fosse il più indolore possibile, riconoscendo l'impegno dei dipendenti. Tale atteggiamento dell'azienda si è innanzitutto concretizzato nella promozione di processi di reimpiego dei lavoratori, in stretta collaborazione con il Governo e con l'assunzione da parte della stessa Jabil, con senso di responsabilità, di un oneroso impegno finanziario”. Per consentire il reimpiego dei propri addetti licenziati, la Jabil ha anche contribuito con incentivi sia ai lavoratori che alle stesse aziende che li hanno riassunti, ma nonostante ciò il processo di reindustrializzazione nell’area , nonostante accordi sottoscritti con le istituzioni, non è mai andato in porto perché i 23 addetti assunti da Orefice, un’azienda sarda, dopo una breve parentesi in un capannone preso in affitto sempre a Marcianise sono stati trasferiti in Sardegna e poi licenziati. Sorte diversa per i 250 addetti che sono passati in Softlab, azienda informatica con sedi a Caserta e Maddaloni, e che ora sono in cassa integrazione, ma con gravi ritardi nei pagamenti. Anche se fino ad ora l’azienda non ha mai parlato di cessazione dell’attività produttiva come invece accaduto per Whirlpool, facendo sapere di non avere alcuna intenzione di lasciare il sito dove da tempo sta “scommettendo su un'ampia diversificazione, ma di non poter più reggere economicamente il peso di tutta l'attuale manodopera”, i lavoratori sono ormai sfiduciati e guardano al futuro “con titubanza soprattutto nell’accettare ricollocazioni - afferma Nicodemo Lanzetta, segretario generale della Fim Cisl Caserta – noi chiediamo maggiore visibilità per una vertenza che si sta trascinando da tempo”. Per questo nel corso dell’assemblea straordinaria tenutasi davanti ai cancelli della Jabil i sindacati hanno chiesto “non solo che l’azienda ci ripensi revocando i licenziamenti, ma che vengano attivati tavoli di confronto regionali e nazionali per trovare soluzioni a questa e altre vertenze ancora aperte sul territorio e dare risposte certe ai lavoratori”.
Raffaella Cetta