Grigio novembre, mese simbolo di stagione romantica e piovosa ma, soprattutto a Genova e Liguria, anche motivo di angoscia dopo le forti precipitazioni tradizionali del periodo, che hanno provocato negli anni tragedie, perdite di vite umane e danni miliardari. Proprio nei giorni scorsi si sono svolte commemorazioni per le alluvioni del 2011 e del 2014 e soprattutto per le persone che l’acqua violenta ed abbondante strappò alla vita. Sei nell’alluvione del 4 novembre 2011, tutte donne e bambine in parte originari di Paesi stranieri e ben radicate in Italia, ed un uomo, travolto invece dalla piena del Bisagno nel 2014. Da allora il tema di Genova città ad alto rischio alluvionale per orografia e clima, è stato fortemente presente nella politica e nella gente ed oggi i lavori in corso per lo scolmatore del Bisagno, una sorta di “troppo pieno” del torrente più insidioso della città, sono in pieno svolgimento. Ma si va alle lunghe e si tratta soltanto di un tassello di una situazione molto più complessa sulla quale Filca Cisl, per bocca del suo segretario generale della Liguria Andrea Tafaria lancia un forte segnale ed un’idea importante: “I problemi di un dissesto idrogeologico sono davanti agli occhi di tutti - conferma e sostiene Tafaria - ed occorre intervenire su questi con un duplice scopo. Quello di tutelare la sicurezza degli abitanti e salvaguardare le cose, il territorio; scopo che non deve essere più rimandato ed oggi può avvalersi di nuovi materiali; ma anche quello di generare occupazione. Una nuova occupazione con edilizia più qualificata. Opportunità per le imprese e quindi assunzioni, più massa salari, più lavoro”. “Noi come Cisl - dichiara il dirigente sindacale - abbiamo sollecitato a verificare a livello regionale una pianificazione e progetti per i quali, con il Pnrr, possano venire stanziati dei fondi. Adesso si può intervenire sulle situazioni di criticità con materiali innovativi, nuovi tipo l’asfalto drenante. Da anni sono cambiate le condizioni climatiche e perciò dobbiamo cercare di costruire contrastandoli con materiali innovativi”. “In Liguria - spiega Tafaria - non si costruisce molto sul nuovo, ma piuttosto si interviene su infrastrutture esistenti, si devono riconvertire strutture e immobili oggi abbandonati. Interventi utili al territorio ed alla sua sicurezza, che possono eliminare potenziali pericoli”. Ma Tafaria, leader di una categoria che in qualche modo ha il cemento come simbolo, si scopre anche ecologista ed indica come altro lavoro potrebbe derivare dal piantare alberi in montagna e collina, contro il disboscamento. “Agire a monte - osserva Andrea Tafaria - là dove nasce il pericolo di frane e alluvioni e dove il territorio è stato devastato. Molto il lavoro da fare e la conseguente manodopera”. Cita poi il caso macabro del cimitero di Camogli, bellissimo centro balneare ad est del capoluogo ligure, crollato in mare dopo che ha ceduto un costone causa forti piogge: “Un esempio di come occorre intervenire sul territorio, creando anche posti di lavoro allo scopo”. “In Regione Liguria stanno lavorando - ammette - so di progettazioni in atto, ma bisogna realizzarle in concreto”. E lancia un allarme: “Mancano progettisti nei piccoli comuni liguri, indispensabili per programmare lavori e quindi effettuarli. Occorre assumerne in numero adeguato”.
Dino Frambati