Sono ore convulse di incontri e trattative quelle che si stanno vivendo al Maggio musicale fiorentino, dopo la proclamazione di tre giornate di sciopero da parte di Fistel-Cisl e Slc-Cgil, per il 27, 30 e 31 dicembre. Una decisione che farebbe saltare la prima del ‘Don Carlo’ di Verdi, diretta da Daniele Gatti per la regia di Roberto Andò, in programma martedì prossimo e che inaugura il rinnovato palcoscenico della Sala Grande, oltre alla replica del 30 dicembre e al concerto di fine anno. Non hanno proclamato sciopero la Fials, che raccoglie soprattutto gli orchestrali, e la Uil, ma Cgil e Cisl rappresentano insieme oltre il 75% dei lavoratori del Maggio.
Nell’annunciare lo sciopero Fistel e Slc ricordano che, su unanime mandato dei propri iscritti, lo scorso 30 novembre avevano proclamato lo stato di agitazione, chiedendo interventi in modo radicale a salvaguardia del futuro del Teatro del Maggio e dei suoi lavoratori, affinché “si modifichino profondamente le dinamiche di governo della Fondazione”. “Pur essendo di fronte ad importanti impegni economici a favore del nostro teatro, in primo luogo da parte dei soci pubblici - spiegano in una nota i sindacati -, si registra con profonda preoccupazione una gestione delle risorse che rischia di vanificare gli impegni finalizzati ad abbattere il cospicuo indebitamento accumulato negli anni: una smodata propensione alla spesa, tale da minare seriamente il futuro stesso del Maggio musicale fiorentino, se non riportata sotto controllo; un deficit di rigore che perpetua un'inaccettabile penalizzazione salariale dei dipendenti, al punto che alcune figure di alto profilo professionale lasciano il nostro teatro per rivolgersi ad altre realtà meglio amministrate. Ciò che si richiede da tempo è dunque un assetto di governo della Fondazione capace di assicurare una gestione responsabile delle risorse e che sia del tutto compatibile con l'impegno volto a garantire un alto profilo di qualità della produzione. È necessario, però, intervenire celermente". Ad oggi, concludono, "le nostre richieste di attenzione e azione a chi di competenza non hanno avuto il riscontro atteso ed auspicato": così "ci troviamo, nostro malgrado, a proclamare sciopero".
Di fatto una dichiarazione di sfiducia totale nei confronti di Alexander Pereira, sovrintendente del Maggio dal 2019, che ha il compito di ridurre un debito strutturale di 50 milioni che il teatro si porta dietro da anni e che nell’ultimo anno è finito più volte nell’occhio del ciclone: dalle polemiche sulle ‘spese pazze’ con la carta di credito aziendale a quelle sulla predilezione per l’utilizzo di artisti di alcune agenzie, fino a quelle sul caro biglietti e sul numero di biglietti staccati. “Il modo in cui viene affrontata la crisi strutturale dice che il Maggio avrà un nuovo debito di 800 mila euro all’anno per i prossimi anni” dice Angelo Betti, della Fistel. Da qui la preoccupazione di lavoratori e sindacati che a più riprese hanno chiesto un confronto, sempre rinviato da Sovrintendenza e Fondazione; “Era logico che alla fine si arrivasse allo sciopero” aggiunge Betti.
L’annuncio dello sciopero ha però causato un mezzo terremoto in città, vista l’importanza dell’evento che rischia di saltare e al quale era atteso anche il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Il sindaco Dario Nardella, presidente della Fondazione del Maggio, ha incontrato ieri mattina alle 8, in Palazzo Vecchio, i sindacati. A metà mattina il tavolo è stato aggiornato, ma il confronto prosegue a distanza per cercare di scongiurare lo sciopero. Che per il momento resta in piedi. Oggi pomeriggio i sindacati hanno convocato l’assemblea dei lavoratori, a cui riferiranno i termini della trattativa e la situazione che si sta delineando in queste ore. Poi sarà presa una decisione, che guardi non solo a salvare le serate di gala di queste feste, ma anche e soprattutto il futuro del Maggio musicale fiorentini.
Alberto Campaioli