Lunedì 14 luglio 2025, ore 23:16

Vertenze

Natuzzi: primo passo per il rilancio aziendale

Venti anni di ammortizzatori sociali! La vicenda Natuzzi rappresenta un piccolo record nel panorama economico nazionale. Il gruppo di Santeramo in Colle, leader nella produzione di divani, dopo i fasti degli anni '90, con la quotazione a Wall Street, sta conoscendo dai primi anni del Duemila una crisi senza precedenti, che rischia di avere ripercussioni economiche ma anche sociali sul territorio dove hanno sede i suoi stabilimenti, nella Murgia barese, al confine con la Basilicata. Nei giorni scorsi i vertici del Gruppo hanno presentato al Mise il Piano industriale 2022-2026, che a detta dei sindacati pone finalmente le basi per un rilancio dell’azienda. Il Piano prevede due opzioni: la prima è stata ritenuta 'irricevibile' da FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil, che invece giudicano positiva la seconda opzione. "La gestione non traumatica del personale, la riapertura dello stabilimento di Ginosa e la produzione su cinque stabilimenti, insieme a tutta una serie di misure per ridurre al minimo le conseguenze dal punto di vista occupazionale, rappresentano un primo passo per superare la lunga crisi del Gruppo e per guardare al futuro con maggiore serenità", hanno dichiarato Fabrizio Pascucci, Claudio Sottile, Tatiana Fazi, segretari nazionali delle tre sigle sindacali. “In particolare - spiegano - l'opzione avanzata da Natuzzi prevederebbe 315 'esuberi', dovuti al costo di trasformazione del prodotto che in Italia è più alto rispetto agli altri paesi europei e ad un maggiore efficientamento previsto dal nuovo piano industriale. L’impegno è quello di gestire il personale in eccesso in maniera non traumatica attraverso una serie di strumenti, come il contratto di espansione, il ricorso al part time, le politiche attive per il reimpiego, gli accordi di ricollocazione, gli incentivi all’esodo, il contratto di rete di solidarietà, il rientro di parte delle attività oggi in Romania. Il Piano prevede che la produzione venga fatta su due turni e su cinque stabilimenti: Jesce 1, Jesce 2, Laterza, Graviscella e Ginosa. Quest’ultimo verrà quindi riaperto, come avevamo chiesto da tempo. Nello stabilimento della Martella, invece, resterebbe il polo logistico, mentre il laboratorio della sede centrale di Santeramo continuerebbe ad ospitare i corsi di formazione specialistica per i lavoratori. Ai vertici del Gruppo - proseguono Pascucci, Sottile, Fazi - abbiamo chiesto ulteriori approfondimenti sui dettagli del Piano industriale, anche alla luce delle dichiarazioni di Invitalia sulla completa approvazione del finanziamento legato al Piano stesso. Nei prossimi giorni ci saranno una serie di incontri di approfondimento "ma riteniamo che ci siano le basi per un rilancio dell’azienda, dopo un lunghissimo periodo di crisi". L'opzione scartata dai sindacati, invece, "oltre a indicare un numero superiore di esuberi, 512, conteneva condizioni di più difficile gestione, la produzione su tre turni e su soli tre stabilimenti, con l’esclusione di Graviscella, su cui invece sono stati fatti investimenti importanti nei mesi scorsi", come hanno evidenziato Feneal, Filca, Fillea. Il Piano presentato al Mise prevede una crescita del fatturato da 456 milioni di fine anno a 759 del 2026, con uno sviluppo dei mercati del Nord America e dell'Europa. In programma anche l'apertura di 469 nuovi negozi. 

Vanni Petrelli 

( 9 marzo 2022 )

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