Vertenza Pernigotti ancora in alto mare. L’incontro di ieri al ministero dello Sviluppo economico si è risolto con un nulla di fatto. "Servono decisioni concrete per rilanciare lavoro e produzione". Lo affermano in una nota unitaria Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil dopo la riunione con la proprietà turca dell'azienda.
"Apprezziamo che per la prima volta dopo anni la proprietà abbia preso parte a una riunione in sede istituzionale, è un segnale importante, non siamo però soddisfatti delle risposte che ci sono state fornite", spiegano i sindacati, che ritengono "necessario fare chiarezza sul piano di rilancio dello stabilimento di Novi in coerenza con quanto sottoscritto in occasione dell'apertura della cassa integrazione per reindustrializzazione e sulle azioni concrete messe in atto dall'azienda".
Alla riunione, voluta dagli stessi sindacati, hanno preso parte la proprietà dell'azienda, il Coordinatore della struttura crisi di impresa del Mise, Luca Annibaletti, il responsabile della segreteria tecnica del viceministro Todde, Stefano D'Addona, il sindaco di Novi, rappresentanti di Regione Piemonte e Lombardia. "La famiglia Toksoz - spiegano i sindacati, per i quali sono intervenuti rappresentanti sia nazionali che territoriali - ha annunciato ipotesi di investimenti da parte di altri partner e 200mila euro di acquisto di nuovi macchinari in arrivo nelle prossime settimane. Non è la prima volta che assistiamo ad annunci simili, per cui abbiamo chiesto e ottenuto un nuovo incontro, entro fine dicembre, per conoscere più dettagli sia sulle eventuali negoziazioni in corso che sui tempi di realizzazione degli investimenti. Inoltre, abbiamo ottenuto entro fine gennaio una nuova convocazione al Mise con tutte le parti per verificare quanto realizzato sulla ripresa delle attività produttive e sugli investimenti commerciali che devono essere le priorità per dare certezze agli 80 lavoratori coinvolti".
"Registriamo positivamente che l'azienda abbia ribadito di voler tutelare il marchio e consolidare lo stabilimento italiano - concludono Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil - ma chiediamo al Mise di
continuare a tenere alta l'attenzione sulla vertenza, perchè servono prove tangibili di una riorganizzazione dello stabilimento che al momento non si è ancora vista e per la quale appaiono decisamente insufficienti i 4 milioni di euro di investimenti previsti e non del tutto effettuati. L'unica cosa concreta che abbiamo visto fino ad oggi
sono stati gli ammortizzatori sociali messi in campo con risorse pubbliche, con una cassa che andrà in scadenza a giugno 2022. Nel frattempo, nello stabilimento di Novi non si è prodotto per la campagna natalizia e salterà anche quella pasquale, esattamente come lo scorso anno".
Ce.Au.