Giovedì 18 aprile 2024, ore 19:36

Territorio

Piemonte al palo su futuri investimenti industriali

Era febbraio 2021, esattamente due anni fa, quando venne presentato a Ivrea il progetto Italvolt di Lars Carlstrom, con l’insediamento a Scarmagno, nell’area ex Olivetti, di una nuova fabbrica per la produzione di batterie elettriche. In quella occasione si parlò di tre miliardi investimenti e di circa 4mila nuovi posti di lavoro. La notizia di questi giorni e cioè dello spostamento di Italvolt in Sicilia, a Termini Imerese, nell’area dell’ex stabilimento Fiat, ha sorpreso solo in parte i sindacati piemontesi perché il progetto, in questi due anni, oltre ad annunci roboanti, non ha mai visto alcun passo in avanti. 

Un altro dossier industriale, ancora aperto in regione Piemonte, riguarda Intel, la multinazionale americana di microchip che doveva insediarsi a Chivasso, alle porte di Torino, una volta abbandonata l’ipotesi Mirafiori. Anche su questa vicenda è calato negli ultimi tempi il silenzio. Si sa solo che il progetto riguarderà con ogni probabilità l’attività di packaging dei microprocessori Intel, che c’è in ballo una commessa di circa 11 miliardi di euro e 5mila posti di lavoro, compreso l’indotto, e che, oltre al Piemonte ci sarebbe in corsa anche il Veneto, con Vigasio, in provincia di Verona. Ma la commessa potrebbe addirittura non giungere mai in Italia per rimanere negli Usa. 

Vista questa situazione di incertezza, i segretari generali di Cisl Piemonte e Torino, Alessio Ferraris e Domenico Lo Bianco, e il segretario generale Fim Torino-Canavese, Davide Provenzano, hanno denunciato il rischio che il Piemonte possa rimanere al palo su futuri investimenti industriali. “In questo momento - hanno affermato i tre segretari di Cisl e Fim in una nota congiunta - è importante operare affinché il Piemonte vinca le sfide future e in particolare quelle tecnologiche legate all’automotive e al suo indotto. Stellantis farà le batterie in Molise e l’hub del riciclo a Mirafiori non potrà certo garantire, sia sul piano quantitativo che qualitativo, livelli occupazionali sufficienti”. 

Come si pensa di gestire eventuali criticità sul territorio se non si riesce ad attrarre investimenti rilevanti? È la domanda di fondo della Cisl e della Fim. “Abbiamo bisogno di rafforzare il settore dell’auto - hanno aggiunto i segretari generali di Cisl Piemonte e Torino e della Fim territoriale - che deve restare centrale nelle politiche di sviluppo della regione e ricercare alternative industriali perché il solo comparto dell’Aerospazio torinese non può bastare. Il Piemonte rischia di essere schiacciato dentro una morsa, tra il sud Italia che gode di fondi europei dedicati e il nord est che può vantare infrastrutture e competenze maggiori delle nostre. Il rischio, che non vogliamo correre, in particolar modo nel settore industriale, è di essere non primi e neppure ultimi tra le regioni italiane, ma irrilevanti”.

Immediata la reazione della Giunta regionale. “Non bisogna dimenticare - ha detto il presidente, Alberto Cirio, replicando alle affermazioni dei sindacati - che quando si investe, come quando ci si candida, se poi non si raggiunge l’obiettivo non è un fallimento. Questa è una Regione rimasta ferma per troppo tempo: noi oggi abbiamo tante candidature in corso, un lavoro enorme fatto per Intel, Olimpiadi, iniziative come quella sull’idrogeno su cui abbiamo vinto una call del governo Draghi. Bisogna avere capacità propositiva e vivacità d’azione ma può anche accadere che non tutto vada in porto. Però se non ci provi non otterrai mai nulla”. Alla fine, resta, comunque una domanda ancora senza risposta: dove si colloca il Piemonte nella nuova geografia industriale e di sviluppo del Paese? 

Rocco Zagaria

( 21 marzo 2023 )

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