Nell’anno dell’ecobonus per le caldaie industriali l’annuncio dell’azienda Riello (del gruppo Carrier Global Corporation) di chiudere la sede abruzzese di Villanova di Cepagatti (Pescara) lascia tutti sbigottiti. Primo perché l’azienda non è in crisi; secondo perché sono previsti ben 71 licenziamenti nonché il trasferimento di 19 addetti alla ricerca e sviluppo nelle sedi di Lecco e Legnago; terzo perché l’azienda vuole delocalizzare in Polonia.
Per lavoratori e sindacati l’annuncio della chiusura e della delocalizzazione è stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno anche perché la produzione - come anche sostengono i lavoratori - andava a gonfie vele. Fino al mese di luglio, infatti, la società ha avuto una produzione corposa e in costante aumento e gli operai hanno lavorato fino a coprire tre turni.
Immediata la reazione dei sindacati che chiedono il ritiro dei licenziamenti, ma l’azienda, anche nell’ultimo tavolo presso la sede locale di Confindustria, ha confermato la decisione iniziale e non vuole fare dietrofront.
Lavoratori e sindacati sono in attesa di un incontro al Mise, mentre ne è già in programma uno al ministero del Lavoro; c’è anche una lettera inviata dal presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, al Governo, ma finora segnali importanti non ce ne sono stati, nonostante le sollecitazioni e le manifestazioni di protesta effettuate a Pescara in cui si chiedono risposte concrete al Governo nazionale.
Anche la Regione, infatti, ha più volte sottolineato l’inaccettabilità della decisione di chiudere lo stabilimento, vista l’assenza di crisi e le prospettive di sviluppo del sito altamente produttivo, mettendo anche sul tavolo incentivi per il mantenimento dei livelli occupazionali oltre ai finanziamenti previsti nella programmazione 2020/2027 della Regione Abruzzo per le imprese che non delocalizzano e investono sul territorio, ma tutto questo non è bastato a far fare un passo indietro all’azienda. Inoltre la Regione Abruzzo ha ricordato all’azienda che avendo ricevuto nel 2017 finanziamenti dallo stesso ente dovrà restituirli con tanto di penale e di interessi. Di conseguenza, l’azienda, non potrà partecipare a nessun bando né ricevere finanziamenti pubblici per i prossimi 5 anni su tutto il territorio nazionale.
Timori per la situazione che si sta verificando in Abruzzo anche da parte dei lavoratori del sito di Lecco che venerdì hanno effettuato un’ora di sciopero in solidarietà con i colleghi abruzzesi.
“Inspiegabile le ragioni della dismissione in una delle più importanti unità produttive di Riello - affermano i sindacati Fim, Fiom, Uilm - . Un sito impegnato a pieno regime per rispondere alle innumerevoli richieste di mercato in un periodo per Riello pieno di opportunità. L’unica spiegazione plausibile - concludono - non può che essere legata alla perversa politica delle multinazionali presenti in Italia, le quali aprono e chiudono senza alcuna regola in virtù del proprio profitto e a discapito del sistema socio economico del territorio”.
Sara Martano