Niente riapertura per la Saxa Gres dopo la pausa natalizia ma uno slittamento fino a fine gennaio a causa degli alti costi di gas ed elettricità. A spiegarlo è lo stesso presidente dell’azienda, Francesco Borgomeo (che da poco ha rilevato anche la Gkn di Campi Bisenzio ndr) in un’intervista al Corriere: “Paghiamo l’aumento del costo dell’energia - afferma Borgomeo - che negli ultimi tempi sta diventando, soprattutto per le aziende, assolutamente insostenibile. Abbiamo avuto rincari nella bolletta fino al 500%. In queste condizioni, anche se abbiamo molti più ordini che negli anni passati, abbiamo dovuto fermarci”. Nonostante quindi i tanti ordini ricevuti, l’azienda ha dovuto fare scelte drammatiche per contrastare il caro energia mettendo i 350 lavoratori degli stabilimenti di Anagni e Roccasecca, in cassa integrazione fino a fine mese.
Scelte che purtroppo stanno facendo anche altre aziende importanti in Italia nel settore del vetro, del cemento, dell’acciaio e della ceramica: settori che possono produrre solo con un massiccio impiego di energia per alimentare i loro forni.
Intanto domani c’è l’incontro con i sindacati alla Regione Lazio per l’esame congiunto sulla la richiesta di cassa integrazione straordinaria per la Saxa Gres. “L’azienda ha spento i forni almeno fino al 31 gennaio con la speranza che il governo affronti il problema dei costi dell’energia che riguarda un po’ tutto il settore della ceramica” ci spiega Antonella Valeriani, segretaria generale della Femca Cisl di Frosinone, la quale sostiene che il problema dell’aumento del costi energetici e del gas si riflette inevitabilmente sulla competitività. “Un’azienda con alti costi energetici è poco competitiva sul mercato” continua la sindacalista. E nel caso della Saxa Gres questi incidono notevolmente poichè è un’azienda energivora. “Come sindacato sono molto preoccupata per la sorte dei lavoratori e di un’azienda importante per il territorio - prosegue Valeriani - poiché se i costi dell’energia andassero a ricadere sui prodotti l’azienda non sarebbe più competitiva”.
Ma oltre al problema dell’aumento dei costi energetici per la Saxa Gres se ne aggiunge un altro. “Il piano industriale della Saxa Gres (dopo la riconversione dell’ex Marazzi qualche anno fa) prevede l’utilizzo delle ceneri nell’impasto del gres porcellanato e anche l’utilizzo del biodigestore per un progetto di economia circolare molto importante - fa sapere Valeriani -. Purtroppo tutte queste fasi del piano, nonostante le carte in regola, sono bloccate a causa di una burocrazia molto lenta”. Mancano, infatti, ancora le autorizzazioni da parte degli enti competenti e della Regione. “Il rischio vero - ribadisce Valeriani - è che le aziende nel frattempo sono costrette a chiudere o a rivedere piani e progetti perché queste situazioni sono insostenibili”. Per il sindacato è quindi fondamentale il tavolo regionale non solo per una verifica sulla cassa integrazione straordinaria per i lavoratori della Saxa Gres ma anche per sollecitare un’accelerazione degli iter autorizzativi poiché si rischia che lo stabilimento possa non farcela.
Sara Martano