Basta con le parole, servono risposte chiare e fatti concreti. Sono determinati i lavoratori dello stabilimento tarantino di Acciaierie d’Italia, di Ilva in amministrazione straordinaria e dell’appalto che hanno incrociato le braccia in occasione dello sciopero di 24 ore indetto dai sindacati. La mobilitazione si è resa necessaria per richiamare l’attenzione sulla situazione delle fabbrica definita in “fase di abbandono e pericoloso declino” e che rischia “una irreversibile condizione di spegnimento”.
I sindacati definiscono insoddisfacente il vertice a Palazzo Chigi tenutosi con una delegazione del governo guidata dal sottosegretario Mantovano e dai ministri del Lavoro, Calderone, dell’Impresa e del Made in Italy, Urso, dei Rapporti europei, Fitto.
“Serve un impegno chiaro e trasparente dell’azienda e del Governo su diversi punti - afferma il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra -: piano industriale, mantenimento dei livelli occupazionali, rafforzamento della produzione, investimenti per l’ambientalizzazione”. Nell’incontro a Palazzo Chigi, invece, i sindacati non hanno ricevuto nessuna chiara risposta su come il governo intenda risolvere l’annosa vertenza e sono rimasti stupiti del fatto che lo stesso governo stia portando avanti interlocuzioni con ArcelorMittal per raggiungere un nuovo accordo, dopo quello di marzo 2020 ancora sconosciuto ai sindacati.
“A Taranto in particolare ma anche a Genova e in tutti gli altri siti del gruppo, siamo davanti ad una situazione urgente ad ogni livello - afferma il segretario generale della Fim Roberto Benaglia -, il gruppo sta collassando sul piano industriale, commerciale e finanziario. Le risorse economiche sono finite e attualmente Taranto, il più grande impianto siderurgico d’Europa sta facendo il record minimo di produzione sotto i 3 milioni di tonnellate. Mancano gli investimenti e la sicurezza sul lavoro”. “Il governo - sottolinea il sindacalista - ci ha detto che si sta confrontando con Arcelor Mittal per rinegoziare le prospettive, ma non ci ha dato informazioni concrete rispetto a quali siano le basi su cui si sta svolgendo questo confronto, né tempi certi. Come sindacato abbiamo chiesto indicazioni rispetto al fatto che le nostre prerogative siano tenute in considerazione, ma soprattutto di essere coinvolti durante il percorso e non alla fine”. E continua: “Occorrono 5 miliardi per fare tutto quello che serve al siderurgico e il tempo è decisivo affinché la situazione non precipiti nell’irreparabile”. “Come sindacato - conclude Benaglia - ci riuniremo tra qualche giorno perché questa vertenza sta esplodendo, la mancanza di risposte ci preoccupa molto. Senza Acciaierie d’Italia e senza siderurgia il paese non ha solo 20mila lavoratori a rischio, ma è più povero e arretrato, non possiamo permettercelo”.
Sara Martano