Martedì 13 maggio 2025, ore 11:42

Lavoro

Su Sky Italia si addensano le nubi di un riassetto

Su Sky Italia si addensano le nubi di un riassetto dei costi che interesserà 1.200 lavoratori, (fra interni ed esterni), su un organico di poco più di 4mila unità. Lo rende noto un comunicato congiunto di Slc-Cgil, Fistel Cisl e Uilcom al termine dell'incontro con l'Ad dell'azienda per la presentazione del piano 2024-25. "Da quanto è emerso in questa prima discussione - spiegano con preoccupazione le organizzazioni sindacali - i lavoratori coinvolti dovranno scegliere fra un esodo volontario incentivato (fino a capienza del budget aziendale stanziato per gli esodi), oppure una riconversione professionale verso le attività che verranno reinternalizzate in questo biennio, con un particolare impatto sul settore del customer.  "In Sky - sottolineano i sindacati - sono diversi anni che, partendo dalla contrattazione di anticipo, siamo riusciti a governare una gestione non traumatica di molte situazioni critiche, partendo soprattutto dal concetto della riqualificazione dei lavoratori dinanzi ad una fase di profondo cambiamento tecnologico. Per noi non c'è spazio, in questa azienda, come nel resto del settore, per scelte diverse rispetto a quanto fatto sino ad ora. Contratteremo ogni singola situazione, con particolare attenzione per i processi di reinternalizzazione e di reskilling di tutto il personale coinvolto, per verificare che si tratti effettivamente di un percorso concreto, e non di un semplice tentativo di guadagnare un pò di tempo prima di attuare soluzioni più drastiche". 
Di certo è un fatto - sottolineano le sigle sindacali - che il mondo del broadcasting e della pay-tv tradizionale vive una fase di crisi profonda dovuta anche, in buona parte al dilagare dell’utilizzo di piattaforme streaming, le cui economie di scala, unite alla forza economica e all'assenza pressoché totale di costo del lavoro nel nostro Paese, stanno mettendo a dura prova l'esistenza dei broadcaster tradizionali.  Una crisi che, in assenza di un intervento regolatorio, capace di riequilibrare il vantaggio competitivo strappato appunto dalle piattaforme streaming, rischia di mettere in ginocchio l'intero settore, almeno a giudicare dall'andamento dei ricavi pubblicitari, sempre più sbilanciati a favore dei sistemi media company che offrono servizi e contenuti direttamente via Internet, bypassando cioè sistemi di distribuzione tradizionali, come il digitale terrestre o il satellitare nel caso della TV.
Ce.Au.

( 13 marzo 2023 )

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