Venerdì 26 aprile 2024, ore 2:07

Vertenze

Wartsila: lavoratori pronti a una nuova mobilitazione

Se sarà necessario si scenderà di nuovo in piazza. Sono decisi i lavoratori e i rappresentanti sindacali di Fim, Fiom e Uilm al termine di un’assemblea tenutasi oggi davanti ai cancelli dello stabilimento Wartsila di Bagnoli della Rosandra (Trieste ) in occasione dello sciopero proclamato la scorsa settimana dopo il tavolo tenutosi al ministero delle Imprese e del Made in Italy, in cui la multinazionale ha presentato proposte di reindustrializzazione del sito che non hanno soddisfatto sindacati e istituzioni. “Wartsila non è un soggetto credibile e ora lo dice anche il governo - ha detto Fabio Kanidisek, Rsu Fim Cisl - la lotta non è contro l’azienda ma per tenere alta la tensione” e “per dire alla città che questa vertenza, che sembrava andare verso una soluzione, non sta andando in quella direzione”. I lavoratori sono stanchi dei continui rimpalli di responsabilità e chiedono al Governo un’assunzione di responsabilità forte.

“È ora che il governo assuma nella sue mani il controllo di questa vertenza” affermano i sindacati anche perché è proprio il governo che ha i contatti con i grandi gruppi che vogliono investire nell’area. Intanto Wartsila ha comunicato di aver ricevuto l’informazione della decisione di Imr Industries di interrompere la trattativa per una possibile acquisizione, solo dopo il tavolo ministeriale. “Non ci meravigliamo più del comportamento di Wartsila - ha aggiunto Alessandro Gavagnin della Fim - il governo ci deve convocare a breve e il 29 maggio avremo un incontro tecnico in Regione Friuli Venezia Giulia per discutere il piano industriale che riguarda il futuro dei lavoratori”. Al momento quindi resta solo la startup dell’idrogeno H2Energy, ma è ancora tutto da valutare. “Il governo deve prendere in mano la situazione - insiste il segretario territoriale Fiom Cgil, Marco Relli - altrimenti sarà una catastrofe. Wartsila è l’ultima industria metalmeccanica triestina, non è possibile che non si trovi una soluzione. Se non saremo soddisfatti di come andranno le cose, organizzeremo altre iniziative di lotta”.

Sulla vertenza si sono espressi non solo i sindacati territoriali, ma anche quelli nazionali. “È fondamentale che il Governo sia parte attiva all’interno di questa vertenza - ribadisce con forza Massimiliano Nobis, segretario nazionale Fim - perché è necessario trovare una soluzione industriale che garantisca una occupazione qualificata in continuità con la storia di 120 anni di grandi motori navali. Speriamo che il ministero valuti il coinvolgimento di aziende a partecipazione statale”. Di partner industriale e di strumenti finanziari utili a dare futuro allo stabilimento triestino ne parla anche il leader Cisl Luigi Sbarra (in una intervista pubblicata sabato sul quotidiano Il Piccolo) secondo il quale “deindustrializzare Trieste sarebbe un errore di portata nazionale”. E sottolinea come questa vicenda inaccettabile non si tratti di una crisi produttiva “ma della precisa volontà della proprietà di riportare a casa un prodotto strategico dopo aver ricevuto finanziamenti pubblici”. Il segretario Cisl sottolinea che quello triestino “è uno stabilimento storico per il territorio e il Paese e che è il migliore in termini di produzione, produttività, flessibilità, professionalità, impianti e logistica: uno stabilimento - continua - che difficilmente in Finlandia riusciranno a realizzare in meno di dieci anni”. E assicura: “Per la reindustrializzazione esiste un accordo che azienda e Mimit devono rispettare lavorando su proposte industriali robuste. In caso contrario ci mobiliteremo”.

Sara Martano 
 

( 22 maggio 2023 )

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