La chiusura del sito Wartsila di Trieste è confermata ma l’azienda mette sul piatto 50 milioni di investimenti in ricerca e sviluppo. I sindacati però vogliono vederci chiaro e, pur apprezzando l’impegno della direzione aziendale a presentare il piano industriale nei tempi previsti, hanno chiesto al tavolo al Mimit di continuare la discussione sui contenuti del piano, sulle prospettive industriali di Wartsila Italia e sulle ricadute occupazionali nei singoli siti. Inoltre è stato richiesto di meglio dettagliare gli investimenti su tutte le sedi comprese quelle di Genova, Napoli e Taranto e di garantite la continuità lavorativa ed occupazionale.
Ad oggi l'organico di Wartsila Italia (al netto dei 321 addetti del Dct e propulsion) si attesta a 810 lavoratori e lavoratrici di cui 633 nel sito di Trieste, 126 in quello di Genova, 44 nella base di Napoli e 10 in quella di Taranto. Per l’azienda gli esuberi sono 321 lavoratori del Dct e propulsion e un numero, non ancora definito, di lavoratori adibiti alle cosiddette funzioni correlate alla produzione. Nell’incontro l’azienda ha presentato il piano industriale riferito alla Wartsila Italia per il triennio 2023-25, riconfermando appunto la chiusura delle produzioni di motori nel sito di Trieste. Il piano si caratterizza sulla nuova missione del gruppo focalizzata sulla fornitura di tecnologia e di servizi sia per il settore marine che energy. L’azienda prevede di investire 50 milioni nel trienno 2023-25 per la ricerca e lo sviluppo di motori a 2 e 4 tempi, da riconvertire, in modalità green, con combustibili a metanolo, ammoniaca e idrogeno, candidandosi a svolgere un ruolo positivo nel processo di decarbonizzazione nei settori di riferimento.
“L’incontro - si legge in un comunicato sindacale - è stato utile anche per un aggiornamento sui progetti di riconversione dello stabilimento di Trieste. L’azienda ha dato conto, genericamente, delle cinque manifestazioni d’interesse non vincolanti per la reindustrializzazione dell’attività produttiva arrivate all’advisor. Si tratta di soggetti industriali, non fondi finanziari, che, a detta dell’azienda, hanno manifestato progetti, non vincolanti, in grado di assorbire la totalità dei lavoratori dichiarati in esubero da Wartsila Italia”.
Fim, Fiom e Uilm hanno sollecitato il governo a riconvocare un nuovo incontro nella prima settimana di marzo, nel rispetto dell’accordo del 29 novembre, per far avanzare la discussione in sede ministeriale ed entrare nel merito dei progetti di reindustrializzazione dello stabilimento di Trieste salvaguardando l’occupazione dei lavoratori coinvolti dalla chiusura, diretti e degli appalti.
Sara Martano