Gli ex operai della Whirlpool attendono risposte a distanza di un anno dall’arrivo delle procedure di licenziamento collettivo ed ora alle prese con un sussidio di disoccupazione che con il caro bollette non basta più. Nei giorni scorsi i 317 dipendenti dell'ex stabilimento del gruppo di via Argine, dopo un rinvio del tavolo di confronto convocato in Prefettura, avevano dato il via a presidi e blocchi stradali per chiedere certezze sulla loro ricollocazione, della loro formazione e riavviare il percorso di costituzione del consorzio di imprese pronto a rilevare le aree e a riconvertire le attività per una nuova mission industriale, un hub di smart mobility, in grado di garantire loro continuità occupazionale. Soprattutto dopo la notizia, ad inizio settembre, che il ministero dell'Ambiente, secondo quanto riferito dalle sigle sindacali, avrebbe definito «idoneo» lo stabile della periferia orientale, il che equivale ad un nulla osta per il passaggio della fabbrica dalla multinazionale del bianco al pool di imprese interessate all’acquisizione. Infatti erano state proprio le problematiche ambientali riscontrate nello stabilimento di via Argine dai referenti del consorzio già lo scorso inverno, a far fare marcia indietro al gruppo Adler, l’azienda capo fila del piano di reindustrializzazione. “Tempo scaduto - lamentano Cgil, Cisl e Uil di categoria che chiedono a Regione Campania e Prefetto di Napoli di spingere nei confronti del Mise per cercare soluzioni produttive e occupazionali e avvertendo che ci saranno “proteste di piazza tutti i giorni per manifestare il grande dissenso sociale dei lavoratori campani se “la classe politica continuerà a non dare risposte”. E non sono i soli a protestare. Ci sono anche i lavoratori della Dema, azienda fino a qualche tempo fa fiore all’occhiello del settore aerospazio, in presidio per gli stipendi giunti con molto ritardo e dopo aver ricevuto la notizia che i vertici aziendali hanno chiesto in tribunale un concordato preventivo in bianco. Insomma, sarà un autunno rovente non solo per la vertenza diventata oggi simbolo della lotta per il lavoro nel Mezzogiorno, Whirlpool, per la quale i sindacati andranno avanti con presidi e proteste di piazza fino a quando non sarà loro garantito il ricollocamento delle ex tutte blu, ma anche per le tante altre situazioni di crisi che stanno esplodendo. Come la Jabil di Marcianise, dopo il recente annuncio di licenziamento o la Whirlpool di Carinaro sempre nel casertano, a seguito della notizia di revisione strategica della propria mission da parte della multinazionale statunitense che potrebbe fare da preludio ad una altra chiusura. Per questo i sindacati di Fim, Fiom e Uilm provinciali e regionali chiedono di fare presto e soprattutto al nuovo governo una maggiore attenzione per il Mezzogiorno e la Campania.
Raffaella Cetta