Femminicidi, maltrattamenti, abusi: sono 89 al giorno le donne vittime di reati di genere in Italia, e nel 62% dei casi si tratta di maltrattamenti in famiglia. Le statistiche vengono diffuse in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Il 25 novembre è la data scelta dall’Onu per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema. Si tratta dell’anniversario dell'assassinio delle sorelle Mirabal, le tre sorelle uccise brutalmente nel 1960 dal regime del dittatore domenicano Trujillo, a cui avevano tentato di opporsi.
I numeri, come detto, sono ancora altissimi, anche se il numero di omicidi di donne rispetto agli omicidi in genere ha subito una leggera diminuzione: se nel periodo gennaio-agosto 2020 le donne vittime di femminicidio erano il 48% di tutte quelle uccise, nell'analogo periodo del 2021 l'indice scende al 41%. Nel 72% dei casi l'autore è il marito o l'ex marito; in 1 caso su 2 ha usato un'arma da taglio; il 70% delle vittime erano italiane. Sale il dato delle donne che lasciano figli piccoli: nel gennaio-agosto 2020 era del 25%, mentre nell'analogo periodo del 2021 del 31%; è del 40% con i dati rilevati prima della pubblicazione della brochure realizzata per l'iniziativa. Il tasso più alto di donne che si rivolgono alle forze dell'ordine per le richieste di ammonimento si registra nelle regioni del sud, in particolare in Sicilia.
Aumenta anche, se pur di poco, il numero delle recidive nei casi di violenza domestica: i soggetti denunciati successivamente all’irrogazione dell'ammonimento passano dal 7% al 9%; diminuiscono sensibilmente invece le recidive per atti persecutori: dall'11% al 6%. Segno, che in qualche modo, le leggi possono sortire alcuni effetti. Nel 49% dei casi i soggetti ammoniti, sia per stalking che per violenza domestica, vivono o hanno vissuto con la vittima.
Il sistema di prevenzione, tuttavia, come dimostrano i dati, ha ancora molte falle. Secondo la ministra per il Sud Mara Carfagna, il sistema non funziona contro i femminicidi. “Il 63% delle donne uccise in un biennio - sottolinea la ministra - non ha nemmeno denunciato le violenze che hanno preceduto l'attacco mortale; molte tra quelle che hanno denunciato si sono trovate pressoché sole a gestire la situazione”. Per superare criticità, il Governo si appresta a varare un nuovo piano. “Con le ministre Bonetti, Lamorgese, Cartabia e Carfagna - spiega la ministra per gli Affari Regionali, Maria Stella Gelmini - stiamo valutando un pacchetto di misure che puntano, da un lato, alla tutela delle donne che subiscono violenza, dall'altro a rafforzare l'efficacia delle misure sanzionatorie e interdittive”. Ovvero, “misure di fermo più efficaci per gli autori delle violenze e una protezione per le vittime”.
“Sapevamo che il Codice Rosso, da solo, non sarebbe stato risolutivo - ammette Gelmini - anche perché presuppone che ci sia stata una denuncia”. Sulla proposta delle “scorte di Stato” per le vittime, la ministra spiega che si tratta di “una misura di tutela per i casi estremi e con il consenso di chi subisce violenze: non c'è niente di peggio di una donna che abbia sporto denuncia e poi sia stata abbandonata alla ritorsione del suo carnefice”. La ministra annuncia poi il potenziamento degli aiuti economici per le vittime. È una priorità di tutto il governo, come ha detto il premier Draghi. “Con la legge di bilancio - rivendica Gelmini - abbiamo intanto stabilizzato le risorse per centri antiviolenza e case rifugio”.
Ilaria Storti