La precarietà della situazione geopolitica internazionale e l’arrivo della dottrina-Trump al governo Usa rischiano di creare seri danni all’economia italiana. La conferma arriva dal Rapporto annuale dell’Istat sulla competitività dei settori produttivi. Alcuni dati, che in genere restano ai margini del dibattito mediatico, acquistano notevolel importanza alla luce del possibile avvio di una guerra commerciale tra Stati Uniti e resto del mondo. Gli ottimi dati sull’export italiano verso gli Usa destano quest’anno un certo allarme. Nel 2024, sottolinea il report Istat, l'Italia ha registrato un ampio avanzo commerciale verso il mercato americano (34,7 miliardi di euro), principalmente determinato da quattro grandi comparti manifatturieri: Meccanica (10,8 miliardi), Alimentare-bevande-tabacco (oltre 7), Tessile-abbigliamento-pelli (oltre 5) e Mezzi di trasporto (6,1 miliardi, di cui 3,5 solo nel comparto autoveicoli). L’esposizione dell'Italia verso gli Stati Uniti (la quota di questo mercato sull'export italiano superava il 10%) è simile a quella della Germania e superiore a quella di Francia e Spagna, mentre minore risulta l'esposizione verso la Cina (2,4%, contro il 5,8% della Germania). Tra il 2019 e il 2023 le esportazioni italiane in valore sono significativamente aumentate soprattutto verso degli Stati Uniti (+47,5%) e la Cina (+47,8%), mentre nel 2024 si è invece registrata una flessione (-3,6% e -20% rispettivamente, mentre -5% verso la Germania). L’Istat sottolinea, in particolare, che “negli ultimi quindici anni la crescita del nostro sistema produttivo è stata sostenuta prevalentemente dalla domanda estera, a fronte di una domanda interna debole o stagnante”. Negli ultimi anni, in particolare, “l’Italia ha orientato i propri flussi di export verso i mercati extra-Ue, soprattutto quello statunitense”. Una guerra commerciale, spiega quindi il report, “coglierebbe l'Ue in una posizione più vulnerabile”. Secondo l’Istat, è “difficile, almeno nel breve periodo, immaginare la possibilità di compensare le restrizioni dei flussi sui mercati extra-Ue con la domanda interna Ue”. Quanto all'Italia, nel 2024 era il quarto Paese Ue più esposto sui mercati extra europei, destinando quasi la metà del valore delle proprie esportazioni al di fuori dell'Ue e il 10% negli Usa. E nel periodo 2019-2024, sottolinea ancora il report, “il mercato statunitense ha continuato ad accrescere il proprio peso sulle esportazioni di pressoché tutti i settori manifatturieri italiani”.
A preoccupare l’Istituto di statistica è anche un possibile perdurare dello stallo dell’economia tedesca. I risultati di un esercizio di simulazione, quantifica in due decimi di punto (-0,2 punti percentuale) l'impatto della contrazione economica della Germania sulla crescita del Pil italiano, sia nel 2023 sia nel 2024. La recessione tedesca, nel biennio, ha portato a una contrazione delle esportazioni di beni in volume dall'Italia alla Germania (-6,8% nel 2023 e -5,9% nel 2024). La ripartenza della locomotiva europea e il successo del maxi-piano di investimenti da mille miliardi appena varato da Berlino sono, dunque, cruciali anche per la ripresa economica italiana.
Ilaria Storti