«Abbiamo visto che negli anni l'Unione Europea è stata capace di adattarsi nell'emergenza, talvolta andando anche al di là di ogni aspettativa», ha sott olineato Draghi, ricordando che «siamo stati capaci di infrangere tabù storici quali il debito comune all'interno del programma Next Generation EU e di aiutarci l'un l'altro durante la pandemia. Abbiamo portato a termine in tempi rapidissimi una vastissima campagna di vaccinazione. Abbiamo dimostrato una unità e una partecipazione senza precedenti nella risposta all'invasione russa dell'Ucraina». «Ma queste - prosegue l'ex presidente della Bce - sono state risposte a emergenze. La sfida è ora essere capaci di agire con la stessa decisione in tempi ordinari per confrontarci con i nuovi contorni nel mondo in cui stiamo entrando». «Finora - ha aggiunto - molto dello sforzo di adattamento è venuto dal settore privato che ha mostrato solidità, nonostante la grande instabilità delle nuove relazioni commerciali. Le imprese europee stanno adottando tecnologie digitali di ultima generazione, inclusa l'intelligenza artificiale, a ritmo paragonabile a quello degli Stati Uniti. E la forte base manifatturiera europea potrà far fronte ad un aumento di domanda per una maggiore produzione interna». Ciò che è «rimasto indietro» per Draghi «è il settore pubblico dove sono più necessari i cambiamenti decisivi. I governi devono definire su quali settori impostare la politica industriale. Devono rimuovere le barriere non necessarie e rivedere la struttura dei permessi nel campo dell'energia. Devono mettersi d'accordo su come finanziare i giganteschi investimenti necessari in futuro, stimati in circa 1. 2 trilioni di euro all'anno. E devono disegnare una politica commerciale adatta a un mondo che sta abbandonando le regole multilaterali». «In breve - ha concluso - devono ritrovare unità di azione, e non dovranno farlo quando le circostanze saranno divenute insostenibili, ma ora quando abbiamo ancora il potere di disegnare il nostro futuro».