Alla vigilia di Capodanno è arrivato l’ok definitivo di Montecitorio alla legge di Bilancio 2026 con 216 sì, , i voti contrari sono stati 126, gli astenuti 3, evitando così l’esercizio provvisorio. Lunedì sera il testo blindato ha ricevuto la conferma della fiducia chiesta dal governo. I voti favorevoli sono stati 219, i voti contrari 125. Subito dopo sono cominciate le votazioni sullo stato di previsione e, a seguire, l'esame degli ordini del giorno, oltre 200. La seduta è proseguita in notturna e si è prolungata fino circa alle 6 della mattina. L’Assemblea tornerà a riunirsi per le dichiarazioni di voto e il via libera definitivo al testo, arrivato senza sorprese. Sempre in nottata, il primo round, iniziato dopo le 22, è stato quello dei pareri espressi dal governo sugli ordini del giorno, 239 in tutto: favorevole, contrario o favorevole con riformulazione. Il favorevole- espresso ad esempio sull'odg della Lega sulle pensioni - equivaleva automaticamente a un via libera e non necessitava di votazione.
Poi si sono passati in rassegna gli odg che hanno ricevuto parere contrario, sui quali si poteva comunque richiedere il voto, o parere favorevole ma con riformulazione. In questo caso il proponente poteva infatti accettare la riformulazione, dando quindi un via libera di fatto alla proposta nella versione rivista dal governo, o respingerla, chiedendo anche in questo caso la votazione. Ma non ci sono state sorprese: tutti gli odg con parere negativo sono stati respinti dall'Aula. Molti dei nodi che hanno caratterizzato tutto l'esame parlamentare sembrano non essere sciolti e destinati a riversarsi anche nei prossimi mesi. A partire da quello delle pensioni che resta un capitolo aperto, soprattutto per la Lega. Che mette nero su bianco in un ordine del giorno la richiesta di sterilizzare l'innalzamento dell'età pensionabile che scatta dal 2027. "La Lega chiede di ridurlo ulteriormente, vedremo durante il 2026", dice il ministro Giancarlo Giorgetti. Del resto, aggiunge il titolare del Tesoro, l'aver previsto in manovra una gradualità dello scalino è stato "coperto con oltre un miliardo". Sempre il Carroccio chiede, via ordini del giorno, anche di valutare un ritorno alla flat tax incrementale e a quella per i giovani under 30 e under 35. Per quanto riguarda Forza Italia l'obiettivo resta il sostegno ai ceti medi. Il prossimo anno, sottolinea il leader Antonio Tajani vogliamo "continuare la riduzione della pressione fiscale: dobbiamo allargare la base dell'Irpef almeno a 60 mila e continuare ad abbassare la pressione fiscale e cercare di avere stipendi più ricchi". Un obiettivo, il primo, sul quale il Mef non chiude.
È stato ritirato l'ordine del giorno alla manovra della Lega che chiedeva di aumentare i militari dell'operazione di sicurezza sul territorio denominata 'Strade sicure'. Il testo, a prima firma Zoffili, è stato prima accantonato e poi ritirato dal presentatore nel corso dell'esame notturno in Aula alla Camera. In sintesi, calo tasse ma anche molti balzelli: il fisco rimane al centro della manovra della legge di Bilancio. Ci sono le riduzioni dell'Irpef e la rottamazione, gli alleggerimenti per i rinnovi contrattuali per i redditi bassi. Ma a fronte di 7,9 miliardi di minori entrate previste dagli interventi, ci sono 9,6 miliardi di maggiori entrate. I nuovi prelievi fiscali - va detto - pesano in gran parte sulle banche e le assicurazioni, in una sorta di riequilibrio tributario.
Ma ci sono anche tasse che impattano sulle tasche dei cittadini, come il prelievo di 2 euro sui piccoli pacchi extra-Ue, l'aumento delle accise dei carburanti e quelle dei tabacchi, la cedolare sugli affitti brevi che sale dalla seconda casa locata in poi.Le tasse comunque mantengono un ruolo centrale nella manovra. Nel bene e nel male. Per i contribuenti le note positive riguardano l'Irpef: la seconda aliquota cala dal 35 al 33%: una posta che da sola vale a regime 3 miliardi. L'impatto parte dai 28mila euro ma i benefici maggiori partono dai 50mila euro in su. In soldoni valgono 440 euro l'anno e vengono sterilizzati a 200mila euro con il taglio delle detrazioni.
La Cisl "conferma il proprio giudizio articolato su una manovra elaborata in un contesto fortemente condizionato dai vincoli europei, dalla procedura per deficit eccessivo e da una crescita economica debole: fattori che riducono i margini di intervento ma rendono ancora più indispensabile un metodo fondato sul confronto, sulla partecipazione e sulla corresponsabilità". Lo fa sapere la confederazione di Via Po in una nota, commentando la legge di Bilancio definitivamente approvata oggi dal secondo ramo del Parlamento. Nel complesso, la Cisl riconosce alcuni elementi che vanno nella direzione sollecitata dal sindacato di via Po. Positiva l'introduzione di misure a sostegno della redistribuzione degli utili d'impresa attraverso la partecipazione dei lavoratori e la contrattazione decentrata, fondamentali per favorire l'aumento dei salari e della produttività; bene gli interventi sul ceto medio, in particolare la riduzione della seconda aliquota Irpef, con un meccanismo che esclude i redditi più elevati, la detassazione sui premi di risultato negoziati nella contrattazione decentrata, come pure quella sul lavoro a turni, notturno e festivo. Sugli sgravi legati agli incrementi retributivi dei contratti nazionali "avanziamo nella giusta direzione assicurando una soglia più alta e maggiore inclusività rispetto alla norma originale". Giudizio favorevole anche sullo stanziamento, nel 2026, di oltre 6 miliardi per la sanità: "una dotazione - scrive la Cisl - da incrementare ulteriormente per arrivare rapidamente a standard europei nel rapporto con il Pil".
Dal pressing Cisl nascono anche le misure volte a promuovere la previdenza complementare, come l'adesione automatica dei neoassunti salvo recesso, "che può rappresentare un'opportunità importante soprattutto per giovani, donne e lavoratori delle piccole imprese", aggiunge la Cisl che giudica positivamente anche le risorse destinate agli investimenti e alla Zes unica, rispetto alle quali il sindacato segnala la necessità di introdurre adeguate condizionalità sociali e formative. Restano, sottolinea il sindacato guidato da Daniela Fumarola, alcune criticità, "a cominciare dalle scarse risorse nel comparto scuola, università e ricerca" e in materia pensionistica è "sbagliata l'abrogazione della possibilità, introdotta solo un anno fa, di utilizzare la previdenza complementare per l'accesso al pensionamento a 64 anni e con l'uscita dal perimetro negoziale del contributo contrattuale a sostegno dei fondi pensione. Desta inoltre preoccupazione la cancellazione di Opzione Donna". Sul fronte delle politiche sociali e del lavoro, la riduzione del diritto alla Naspi anticipata "rischia di penalizzare i percorsi di autoimprenditorialità dei disoccupati e le risorse dedicate alla non autosufficienza risultano lontane dai livelli di stanziamento necessari per fronteggiare i reali fabbisogni di assistenza".
La Cisl resta poi radicalmente contraria ad ogni forma di condono fiscale o edilizio, insieme al taglio dei fondi destinati ai servizi per i cittadini prestati anche in forma sussidiaria come nel caso dei Caf. La legge di Bilancio rappresenta per la Cisl "il primo tassello di una fase che deve essere improntata a un dialogo strutturale, fondato su obiettivi condivisi e responsabilità reciproche". Per questo il sindacato di via Po chiede l'apertura di un tavolo di confronto organico su salari, formazione e produttività, previdenza e fisco, welfare e politiche sociali. L'obiettivo, anche in vista della fine del Pnrr, è "un nuovo patto sociale tra soggetti riformisti capace di tenere insieme regole di bilancio, crescita economica, stabilità, sicurezza e qualità del lavoro, equità e coesione sociale. Questa, per la Cisl, la strada per rafforzare il Paese offrendo risposte concrete, eque e durature a lavoratori, pensionati, famiglie e imprese".
Rodolfo Ricci
