Governo e amministrazioni locali non riescono a imprimere una svolta all'attuazione dei progetti del Pnrr relativi all'istruzione. Le risorse destinate all’istruzione sono rimaste pressoché stabili dopo la revisione del Piano negoziata dal governo Meloni con la Commissione europea a fine 2023: ben 20,09 miliardi, rispetto ai 20,24 del Pnrr originario. Ma la spesa effettiva risulta ancora lenta, attestandosi al 17% a fine 2023. La spesa varia notevolmente tra le diverse iniziative, con alcuni investimenti, come il piano scuola 4.0, che presenta un livello di attuazione del 40% e altri, come la formazione dei docenti e il potenziamento del tempo pieno, dove si scende sotto il 10%. Anche l’edilizia scolastica mostra segni di ridimensionamento, con tagli ai finanziamenti e obiettivi rivisti al ribasso con la revisione del Piano. I diversi livelli di attuazione variano, come sempre, anche tra i territori.
Secondo i dati di uno studio di Fondazione Agnelli, al 31 dicembre 2023 è stato speso solo il 16,8% delle risorse assegnate (pari a 3,3 miliardi), una percentuale più bassa di quella del Pnrr nel suo insieme (22%). I progetti straordinari per la riduzione del divario Nord-Sud sono tra le linee di investimento con la più bassa percentuale di spesa, pari al solo 3,5% del finanziamento Pnrr di 1,5 miliardi. Va ricordato che questi progetti dovrebbero giocare un ruolo importante nel contrasto alla dispersione e alla riduzione dei divari di apprendimento. Peggio degli investimenti destinati a colmare i divari territoriali, ci sono quelli per le scuole post-diploma Its Academy, fermi al 2,4% del totale a disposizione.
In ritardo, come detto, anche la spesa per aumentare le scuole che hanno il tempo pieno. Su questo fronte il lavoro da fare è ampio come lo sono i divari tra Centro-Nord e Sud. Secondo dati recenti del Ministero dell’Istruzione, dei 40.160 edifici scolastici statali presenti sul territorio, solo il 33,6% è dotato di mensa scolastica o, per meglio dire, di un “ambito funzionale alla mensa”. Nelle Regioni del Sud, però, poco più di un edificio su cinque dispone di una mensa scolastica (22%, 21% nelle Isole) e la quota scende al 15,6% in Campania e al 13,7% in Sicilia. La differenza con le regioni del Centro (41%) e del Nord (43%) è molto evidente. La regione con un numero maggiore di mense è la Valle d’Aosta (72%), seguita da Piemonte, Toscana e Liguria dove è presente in 6 edifici su 10. In Puglia, Abruzzo e Lazio sono presenti le mense in un edificio su quattro.
Il Pnrr prevede la creazione di circa 1.000 nuove mense scolastiche ma, ad oggi, sulla base dei pochi dati disponibili relativi all’andamento dei lavori, si registra un ritardo anche per questo filone di finanziamenti. L'effettiva disponibilità di gran parte di queste nuove o rinnovate mense si avrà solo a partire dal secondo semestre del 2026. Un ritardo che ha effetti pesanti sui servizi alle famiglie ma anche, come è noto, sulle possibilità di lavoro delle donne, soprattutto al Sud.
Ilaria Storti