A settembre si stima che l'indice destagionalizzato della produzione industriale aumenti del 2,8% rispetto ad agosto. Nella media del terzo trimestre il livello della produzione diminuisce dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti. Lo rileva l'Istat, spiegando che al netto degli effetti di calendario, su base annua l'indice generale aumenta dell'1,5% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 22 contro i 21 di settembre 2024). L'evoluzione tendenziale positiva è diffusa in tutti i comparti: crescono i beni consumo (+2,3%), i beni intermedi (+1,3%) e in misura meno marcata i beni strumentali (+0,9%) e l'energia (+0,6%). "A settembre l'indice destagionalizzato della produzione industriale registra un incremento congiunturale, recuperando completamente la caduta di agosto; l'andamento mensile positivo è diffuso in tutti i principali comparti", scrive l'Istat nel commento.
E continua: "Risulta, tuttavia, negativo l'andamento congiunturale complessivo nella media del terzo trimestre. Anche in termini tendenziali si osserva, a settembre, un aumento dell'indice corretto per gli effetti di calendario, con una dinamica positiva estesa a tutti i raggruppamenti principali di industrie". I settori di attività economica che registrano gli incrementi tendenziali maggiori sono la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+12,3%), le industrie alimentari, bevande e tabacco (+9,2%) e la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+3,8%). Le flessioni più ampie si rilevano nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-4,4%), nell'industria del legno, carta e stampa (-4,1%) e nella fabbricazione.
Ma c’è anche un altro dato da analizzare: in cinque anni i prezzi degli alimentari hanno subito in Italia un'impennata di quasi il 25%, ben superiore al tasso di inflazione generale, spinti soprattutto tra il 2022 e il 2023 dallo shock sui listini dell'energia, ha reso noto sempre l'Istat nella nota sull'andamento dell'economia di novembre. "Da ottobre 2021 a ottobre 2025, i beni alimentari hanno registrato aumenti di prezzo del 24,9%, un incremento superiore di quasi 8 punti percentuali rispetto a quanto evidenziato nello stesso periodo dall'indice generale dei prezzi al consumo armonizzato (+17,3%)", scrive l'Istituto di statistica. Si segnala che gli alimentari freschi sono aumentati più di quelli lavorati (+26,2% e +24,3% rispettivamente). In dettaglio, il prezzo del cibo, a settembre 2025 è cresciuto del 26,8% rispetto ad ottobre 2021. Guardando alla curva nel tempo, il fenomeno non ha riguardato solo l'Italia ma è stato diffuso e ha colpito altri paesi europei anche con maggiore intensità.
I prezzi del cibo sono infatti aumentati, nel periodo in esame, del 29% per l'area euro (+32,3% nella Ue 27), del 32,8% in Germania, del 29,5% in Spagna e del 23,9% in Francia. "Le cause dell'eccezionale crescita dei prezzi dei prodotti alimentari in Italia sono individuabili in una combinazione di fattori, di natura soprattutto esterna, che hanno determinato forti aumenti soprattutto nei prezzi internazionali degli input produttivi del settore alimentare. I fattori interni hanno invece agito in misura più limitata e, in particolare negli anni più recenti", spiega infine l'Istat.
Rodolfo Ricci
