La Lega chiedeva di far spartire dal titolo l'aggettivo “militari” dal titolo del decreto, anche alla luce del nuovo scenario diplomatico. E fino all'ultimo sembrava avere raggiunto l'obiettivo. Un contrasto all'interno della maggioranza sottolineato con forza dalle opposizioni.
Con l'intesa raggiunta vengono inclusi anche aiuti destinati alla popolazione civile. Una intesa semantica ma anche sostanziale, si rimarca in ambienti della maggioranza, dove si aggiungono al pacchetto armi anche aiuti civili spalmati sulla logistica, la sanità e la ricostruzione della rete elettrica. Anche se la sostanza non dovrebbe cambiare rispetto ai decreti che in questi quattro anni hanno permesso di inviare dodici pacchetti di rifornimenti. Un percorso che, dal 2022 a oggi, ha attraversato governi diversi ma si è mantenuto su una linea di continuità, scandita da provvedimenti periodici che hanno consentito a Roma di restare agganciata allo sforzo collettivo degli alleati europei e atlantici. Come per i precedenti pacchetti di aiuti, anche questa volta i dettagli sulle forniture resteranno riservati, secondo una prassi ormai consolidata.
Sul piano dei numeri, dal 2022 l’Unione europea e i suoi Stati membri hanno mobilitato complessivamente oltre 170 miliardi di euro a favore dell’Ucraina, tra sostegno finanziario, economico e militare. La componente militare supera i 69 miliardi di euro, mentre oltre 100 miliardi sono stati destinati ad aiuti civili e all’accoglienza dei rifugiati. Nel corso del 2025, il peso dell’impegno europeo è ulteriormente aumentato, anche a fronte della minore spinta statunitense sotto l’amministrazione Trump.
L’approvazione del decreto in Consiglio dei ministri arriva in una fase particolarmente intensa sul piano diplomatico. Diverse sono state le puntualizzazioni della premier negli ultimi giorni. Sicuramente alcune non causali, come quando ha parlato - facendo gli auguri ai militari italiani - del detto dell'antica Roma ”Si vis pacem para bellum”, se vuoi la pace prepara la guerra: ”Non è, come molti pensano, un messaggio bellicista. Tutt'altro, è un messaggio pragmatico, solo una forza militare credibile allontana la guerra. Il dialogo, la diplomazia, le buone intenzioni certo servono ma devono poggiare su basi solide”. La Lega, sull'altro fronte, ha mantenuto un pressing costante su Palazzo Chigi in questi giorni, cavalcando anche il tema della corruzione in Ucraina perché dimostra sempre più quanto sia fondamentale che i soldi degli italiani vengano impiegati per aiutare la popolazione stremata e non per accrescere il potere di qualche politico corrotto. La richiesta della Lega è di prendere in considerazione che negli ultimi tre anni è cambiato qualcosa. Ora c'è un tavolo di trattativa aperto. E la premier Meloni nel commentare l'esito della call di sabato scorso con gli alleati europei sul tema Ucraina, ha detto: “Mai come in questo momento, è necessario mantenere l'unità di vedute tra partner europei, Ucraina e Stati Uniti per porre fine a quasi quattro anni di conflitto. Solo attraverso questa solida unità di vedute la Russia può essere posta di fronte alle proprie responsabilità e spinta a dimostrare una reale disponibilità a sedere al tavolo dei negoziati”.
Giampiero Guadagni
