Sabato 14 giugno 2025, ore 4:54

Mostre

Agli Uffizi torna in scena il Settecento

di MARIA LUCIA SARACENI

Capolavori di Goya, Tiepolo, Canaletto, Le Brun, Liotard, Mengs e tanti altri maestri; spettacolari vedute di luoghi iconici del Grand Tour in Italia; il monumentale Sposalizio Mistico di Santa Caterina del pittore francese Pierre Subleyras, restaurato in diretta in mostra sotto gli occhi del pubblico; le sensuali curiosità del Gabinetto delle Antichità Erotiche ricostruito secondo la moda del Secolo dei Lumi. Agli Uffizi torna in scena il Settecento: ce lo riporta una grande esposizione: “Firenze e l’Eu ropa. Arti del Settecento agli Uffizi”, curata dal direttore Simone Verde e dalla responsabile della Pittura del Settecento Alessandra Griffo e allestita fino al 28 novembre nelle ariose sale affrescate al piano terreno del museo. Un’accurata selezione di circa 150 opere, tra dipinti e sculture, mobilia, porcellane, stampe ed un grande arazzo, molte esposte per la prima volta in Galleria, altre non più visibili da oltre dieci anni a causa dei lavori di ampliamento del museo.

Obiettivo della mostra: raccontare un’epoca di cambiamenti cruciali per il pensiero, l’estetica, il gusto occidentale, e anche per gli stessi Uffizi, che nel Settecento si trasformarono compiutamente da scrigno dinastico di collezioni reali in museo moderno, il primo al mondo. Fu proprio in questo tempo, infatti, che il patto stabilito dall’ultima discendente dei Medici, Anna Maria Luisa, certificando nel 1737 la fine della dinastia, ne vincolò lo sterminato giacimento di opere a Firenze “per ornamento dello Stato”. E fu Pietro Leopoldo, Granduca di Toscana, a consentire nel 1769 ai cittadini, nel giorno della festa San Giovanni (24 giugno), Patrono di Firenze, di visitare liberamente il museo. Mutamenti strutturali, che si intrecciano alla grande ondata di cambiamento nella politica, nella cultura e nell’estetica in tutta Europa, che a Firenze, con gli Uffizi, i Granduchi riescono a intercettare, trasformando la città e il museo in un microcosmo in cui si respira il clima nuovo del Continente.

Il percorso si apre con la produzione artistica al tempo degli ultimi Medici, nei primi decenni del Settecento. È un periodo in cui la religiosità svolge ancora un ruolo preponderante nella società, ancora di stampo feudale: lo si capisce dalle commissioni di questo tipo affidate a grandi maestri come Giovan Battista Foggini (Inginocchiatoio degli appartamenti reali), Sebastiano Ricci (Crocifissione), e altri ancora. Grandi risorse artistiche erano spese anche nella celebrazione della dinastia uscente, declinata nei ritratti di Cosimo III, del Gran Principe Ferdinando e di Gian Gastone; di quest’ultimo spicca l’interpre tazione di Joan Richter, tipicamente ancien regime, ispirata ai pomposi ritratti di corte francesi, in una rappresentazione che restituisce il fasto di una corte al tramonto impegnata nel tentativo di ravvivare nella memoria dei sudditi il proprio glorioso passato. Ecco quindi i loro successori, i Lorena, immortalati in busti marmorei affinché le loro effigi popolassero i luoghi pubblici della città. È il momento in cui inizia ad affermarsi una sensibilità di stampo illuministico: spuntano infatti anche ritratti di natura meno ufficiale: testimoniano l’ampliamento della platea di modelli e committenti, avvenuto proprio in questo secolo, interessato a una indagine artistica fondata sempre più sulla restituzione del reale e non più dell’ideale/formale. Tra i più celebri, quelli di Goya, Elisabeth Vigée Le Brun, Anton Rafael Mengs e Jean Marc Nattier.

I dipinti esposti sono rappresentativi di ciò che producevano le scuole di tutta Italia: toscana, veneta, emiliana, con nomi di spicco quali Giovanni Domenico Ferretti, Giuseppe Maria Crespi, Canaletto, Francesco Guardi.

Una sala è dedicata ai bozzetti: qui spicca il lavoro del 1701 di Anton Domenico Gabbiani dedicato alla cupola della chiesa fiorentina di San Frediano in Cestello, raffigurante la Gloria di Santa Maria Maddalena portata in cielo dagli angeli.

Tra gli aspetti della cultura del tempo che la mostra documenta vi è poi la riscoperta dei Primitivi, i pittori della cristianità medievale rivalutati negli ambienti anti-illuministi che preparano il Romanticismo, gli autori dei fondi oro che erano stati totalmente rimossi dal gusto moderno. Così come la crescente moda per l’esotico, espresso in dipinti come la Giovane donna vestita alla turca di Jean-Étienne Liotard o del Ritratto dell’imperatore della Cina Kangxi di Giovanni Gherardini, oltre a porcellane cinesi e altre curiosità da viaggiatori che negli anni sono arrivate in museo. Grande novità è il cantiere di restauro “live” del Matrimonio mistico di Santa Caterina de’ Ricci di Pierre Subleyras, recente acquisizione delle Gallerie degli Uffizi: il grande dipinto, considerato un capolavoro del Settecento, bisognoso di un accurato intervento di ripulitura affinché i suoi delicati cromatismi tornino a risplendere come un tempo, verrà infatti “curato” in diretta sotto gli occhi del pubblico dell’esposizione.

La mostra dà poi ampio spazio alle sculture di nudo e a tema erotico, categoria artistica che ha vissuto grandi momenti di fortuna durante il Settecento. La selezione esposta ricalca, in particolare, la composizione dell’immaginario gabinetto erotico che il marchese De Sade sul finire del XVIII secolo descrisse nel suo romanzo “Juliette”.

Proseguendo nel percorso oltre la metà del secolo, ci si imbatte in una sala che esplora la nascente categoria estetica del Sublime: il bello è superato da un senso di stupore e sgomento, qui declinato in iconografie di picchi innevati, rovine e cascate.

Tutto questo si evolverà di lì a pochi anni nella forma più compiuta del Romanticismo, prestandosi al racconto di una modernità incalzante e dagli esiti talvolta sconvolgenti, come nel caso della Rivoluzione Francese.

Verso la conclusione dell’itinera rio una serie di opere legate al Grand Tour, tra le quali due vedute di Venezia del Canaletto, una spettacolare visione del Vesuvio in Eruzione di Thomas Patch e souvenir a tema.

( 12 giugno 2025 )

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