Sei sguardi diversi, sei modi diversi per osservare e penetrare con il cuore e con la mente un territorio, per raccontare il suo paesaggio, la sua gente e le sue diverse anime, è quello che il Mudec Photo di Milano offre al pubblico appassionato di fotografia con la mostra “Trentino Unexpected”. Un allestimento che nasce da un progetto editoriale curato da Denis Curtis e attuato in collaborazione con Trentino Marketing e con Gribaudo che ha portato alla pubblicazione di un volume fotografico dal titolo “Tren tino Unexpected”, in cui, con un linguaggio visivo contemporaneo e non stereotipato, alcuni fotografi di livello internazionale raccontano l’essenza di un mondo straordinario, andando ben oltre la classica cartolina di promozione turistica. Un vero e proprio viaggio visivo e narrativo che riesce a valorizzare con linguaggi e approcci diversi la regione del Trentino, soffermandosi non solo sulle sue vette dolomitiche che con le loro cime sembrano sfidare i cieli, ma anche sulle sue acque cristalline che dall’alto fino alla pianura la scavano raggiungendo profondità inimmaginabili, nonché sulla sua natura incontaminata, in cui convivono specie animali e vegetali di rara bellezza in piena armonia con la sua gente, la cui storia è iscritta in ogni sua pietra.
Ottanta fotografie di grande formato per raccontare in modo non banale, uscendo da ogni clichè, un territorio che nasconde in ogni angolo storie e segreti pronti ad essere svelati da chi ha la capacità di guardare oltre le apparenze, mostrando un mondo “inaspet tato”. La mostra milanese, seconda tappa del progetto, già esposto al Mart di Rovereto, dall’11 luglio al 9 novembre 2025, si presenta in forma più narrativa e meno legata al territorio montano rispetto alla prima tappa, ma più aperta alla realtà urbana e multiculturale (in coerenza con la mission del Mudec), per svelare una realtà basata su relazioni: tra uomo e terra, tra tra radici e futuro, tra silenzio e voce. Suddivisa in 5 sezioni (confini, verticolarità, autenticità, cura e impronta) si fonda sui diversi approcci che 5 fotografi coinvolti nel progetto hanno adottato, in totale libertà, per fornire il loro sguardo sulla regione e sui diversi aspetti dei suoi ambienti, ognuno con la propria sensibilità. Ogni fotografo con i propri sentimenti, ma anche con i propri pregiudizi, ha cercato di guardare il Trentino in modo speciale, contrastando ogni stereotipo preesistente. Massimo Sestini, fotoreporter specializzato in fotografia aerea, capace di catturare prospettive inedite sugli eventi globali (come l’emigra zione), o di cronaca (come l’at tentato mafioso a Giovanni Falcone o i funerali di Giovanni Paolo II), ha voluto raccontare un Trentino dall’alto sfidando gli stereotipi comuni, non rappresentandolo attraverso le sue montagne ma attraverso l’acqua, offrendo immagini spettacolari in cui lo spazio si fa infinito e totalizzante grazie alle sue riprese avvolgenti, come si può vedere anche nell’immagine scelta per la copertina del catalogo. Con Roselena Ramistella, siciliana d’origine, specializzata in una fotografia concentrata sui temi sociali e sulle relazioni tra uomo e natura, sempre alla ricerca di storie che evidenzino l’identità culturale delle comunità locali sparse sul territorio italiano, è stato fatto un vero e proprio lavoro di scouting dei suoi numerosissimi ritratti, frutto di una serie di incontri e dialoghi con la gente del luogo, con cui ha condiviso tempo, vita e amicizia, prima di arrivare ad immortalarli nei suoi scatti. Newsha Tavakolian, fotografa di origine iraniana, che vive tra Teheran e l’O landa, vincitrice nel 2023 del primo premio Photo Grant di Deloitte, per anni impegnata sulla questione femminile del suo paese come atto di scelta non solo artistica ma soprattutto di lotta politica finalizzata a dar voce alle donne e alle fotografe nel Medio Oriente, è riuscita a dare una visione inedita del territorio proprio perché estranea ad esso e proveniente da una realtà lontana. Gabriele Micalizzi, noto reporter di guerra, affermatosi documentando conflitti in Afghanistan, Libia, Siria e Iraq, membro di Magnum Photos ha voluto dare un taglio tutto personale e indipendente al progetto, alla ricerca di storie individuali legate a persone che hanno deciso di vivere in Trentino o di ritornare nella loro terra d’ori gine per poter vivere, sperimentare e fare ricerca. Simone Bramante, più noto come Brahmino, nickname del suo account Instagram, la cui fotografia è sempre carica di delicatezza, nel progetto ha voluto sperimentare con la sua famiglia il territorio soffermandosi sulla natura, sui suoi fiori e sul rapporto che l’uomo instaura con essa. Nel percorso della mostra la storia parte dalla città, attraversa acque e malghe, raggiunge le vette offrendo al pubblico un’occa sione di conoscenza, poiché le cose esistono perché qualcuno le guarda. Ogni luogo porta le tracce del suo passato, insito nei colori, nei dislivelli naturali, nelle sue sedimentazioni, tutto parla e rivela una propria storia in cui il tempo è sospeso, a partire dalle prima sezione in cui le foto in bianco e nero di Micalizzi segnano i confini di un territorio perchè, come riportano i curatori “ Il confine separa e, nello stesso tempo, mette in relazione luoghi, persone e culture”. Il confine può essere una linea di demarcazione che delimita uno spazio, ma può aprire anche la mente a spazi infiniti in cui ad essere protagonista è il nostro mondo interiore, come ci mostra lo scatto della Tavakolian che evoca lo sguardo del Viandante di Caspar David Friedrich o la finestra aperta sul paesaggio (Veduta da Castel Pergine) che delimita il mondo interiore dalla realtà esterna, aprendo visioni infinite. Un infinito spaziale che si fa verticalità, nelle immagini di Bramante, dell’Or rido di di Ponte Alto, ma anche nella fotografia di Sestini “Via Ferrata delle Bocchette”, scattata nelle Dolomiti del Brenta dove la verticalità è rappresentata da scalatori in fila indiana mentre attraversano una ferrata, che taglia la ripida parete orizzontalmente. Le immagini in mostra ci possono aiutare a capire ciò che è autentico da ciò che è falso, ciò che è vero da ciò che è artificiale, come attestano le fotografie presenti nella sezione dedicata all’Autenticità dedicate al momento del lavoro artigianale, al tempo del pranzo in una baita o al piacere di un pic nic condiviso tra amici o famigliari, come ci mostrano le fotografie di Ramistella e, come è sottolineato nell’ultima sezione della mostra, in cui prendersi cura degli altri, di sé e della natura, in un mondo non del tutto antropizzato sembra ancora possibile. A conclusione del percorso per restituire al pubblico parte del lavoro di ricerca realizzato in Trentino dai fotografi, è a disposizione un video-racconto di “backstage”, in cui ogni fotografo si mette a nudo condividendo momenti significativi del proprio lavoro. Un lavoro costruito giorno per giorno in momenti diversi distribuiti in due anni di presenza sul posto, a contatto diretto con il territorio e la sua comunità, perché le storie, di cui le fotografie sono portatrici, vanno cercate e vissute, proprio come diceva Ferdinando Scianna “le fotografie vanno fatte anche con i piedi e non solo con la testa”.
Trentino Unexpected, MUDEC PHOTO-Milano, 22.11.1025-06.01.2026

