Lunedì 27 ottobre 2025, ore 18:06

Mostre

Man Ray il Picasso della fotografia

di ELIANA SORMANI

Palazzo Reale con la mostra “Man Ray. Forme di Luce”, celebra uno dei protagonisti più audaci e innovativi dell’arte del XX secolo, una figura emblematica della sperimentazione visiva e intellettuale; un artista dotato di una forza innovativa radicale e di un’e norme capacità di influenzare intere generazioni, tra cui anche quella attuale, nonchè di una longevità creativa tale da spingere alcuni critici a definirlo “il Picasso della fotografia”, avendo vissuto molto, lavorato molto, e prodotto molto. La sua opera è stata sempre una continua sfida alle norme costituite, alle categorie prefissate, a partire dal suo disinteresse assoluto verso la perfezione estetica, vedendola come un limite alla libertà creativa, come ha dichiarato il direttore di Palazzo Reale Domenico Piraina durante la conferenza di presentazione della mostra: “Sotto il profilo artistico era un monoteista, credendo esclusivamente nella fantasia, sua divinità assoluta”. Il suo stesso nome Man Ray (uomo raggio) indica il suo modo di dipingere, fotografare, costruire scolpire, con la luce, cioè solo con il cervello, sperimentando con la mente. Per tale ragione non ha rivoluzionato solo il linguaggio della fotografia ma ha influenzato anche il cinema d’avanguardia e ha lasciato un’impronta profondissima sulla pittura contemporanea. Considerandosi un inventore, un ricercatore inarrestabile, uno sperimentatore linguistico, un generatore sorprendente di idee, egli detestava essere definito solo pittore o fotografo. Nato a Philadelphia nel 1890, Man Ray, al secolo Emmanuel Radnitzky, figlio di un ebreo di Kiev, si forma nel clima culturale della New York del tempo entrando a contatto con tutte quelle che erano le prime avanguardie del 900, grazie al pionieristico lavoro di Alfred Stieglitz e poi all’Esposizione internazionale d’Arte Moderna nota come Armony Show, prima dell’importante incontro con Marcel Duchamp, che diventa per lui una fonte di ispirazione e grande amico. E’ a Parigi, dove si sposta nel 1921, che, tuttavia, trova la sua dimensione creativa; qui incontra il movimento surrealista e frequenta l’elite artistica del tempo, dando vita ad una stagione straordinaria di vivace ricerca e sperimentazione. All’in terno della fotografia inventa le rayografia (immagini realizzate senza macchina fotografica) la solarizzazione (tecnica sviluppata insieme alla sua compagna Lee Miller), il sovrasviluppo e i forti ingrandimenti, lasciandoci una serie di procedimenti fotografici tutti nuovi e innovativi. Lavora anche per la moda, sia per il sarto Paul Poiret, per Elsa Schiaparelli come, dal 1925, per Vogue. A partire dal 1940, dopo la sconfitta della Francia Man Ray si trasferisce negli Stati Uniti, dove conosce Juliet Browner, che diventa in seguito sua moglie e sua modella, con cui nel 1951 ritorna a Parigi dove rimane fino alla morte avvenuta nel 1976. Se all’inizio del suo percorso artistico si dedica principalmente alla pittura, poi il suo interesse è prevalentemente rivolto al mondo della fotografia e questo perché vuole documentare gli oggetti che produce secondo il suo punto vista, non soddisfatto dei lavori dei fotografi professionisti. La sua fotografia non si limita tuttavia solo a questo, ma si apre a cogliere tutto ciò che lo colpisce delle realtà umana che lo circonda, mettendo in luce un suo profondo interesse soprattutto verso il volto umano, non solo il suo ma anche quello di chi incontra, dagli artisti e uomini di cultura del tempo (Picasso, Braque, Mirò, Brancusi, Dalì, Max Ernst, Breton, …), alle sue donne o muse ispiratrici. Egli stesso dichiara in un suo scritto “Sono i volti che mi interessano. Appena vedo un viso che cattura la mia attenzione, sento il desiderio di fotografarlo”. I suoi soggetti vengono sempre ritratti con grande talento e con un pizzico anche di ironia. La mostra milanese curata da Pierre Yves Butzbach e Robert Rocca, promossa da Comune Milano-Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Silvana Editoriale, vuole offrirci, attraverso oltre 250 fotografie, cinquanta sovrapposizioni, oggetti e documenti provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, un quadro completo della poliedricità di questo “artista concettuale ante litteram”, non interessato alla realizzazione concreta di un’opera, ma quanto all’idea stessa dell’opera. Divisa in otto sezione di carattere tematico, la mostra si apre con le prime tre sezioni dedicate ai ritratti, dall’autoritratto, genere che Man Ray affronta in modo molto ironico e divertito, creando personaggi camaleontici e ambigui, ai ritratti di amici e conoscenti, nonché artisti e intellettuali a lui contemporanei vissuti tra le due guerre, per soffermarsi poi nella terza sezione sulle figure femminili che attraversano tutta la sua produzione, come ispirazione o oggetto di sperimentazione.

Il percorso si apre con il suo primo autoritratto risalente al 1916, considerato uno dei primi oggetti dadaisti, che precede addirittura la nascita del movimento Dada, che si presenta sotto forma di assemblage, (oggetto oggi andato perduto e di cui esiste solo una foto presente in mostra, di cui in seguito Man Ray crea una repplice e poi una serigrafia su altuglas). Tra le figure femminili a cui dedica intere serie fotografiche vi sono Lee Miller, che da sua assistente e musa diviene sua moglie, rimanendo legata a lui anche dopo la separazione; Kiki de Montparnasse, modella per molti artisti, cantante e soubrette della capitale francese, riconoscibile dal suo caschetto “alla garconne”, che avrà con Man Ray una relazione per ben 6 anni; Nusch, seconda moglie del poeta Paul Eluard, a cui lo stesso poeta dedica intensi versi d’amore, tra cui una delle più belle odi al corpo femminile del surrealismo raccolta nel libro icona del movimento “Facile”, frutto della collaborazione tra Eluard, Man Ray e del tipografo Guy Levis Mano; Meret Oppenheim, emblema del surrealismo femminile, figura libera e disinibita presentatagli da Giacometti, con cui Man Ray avrà una breve ma intensa relazione, e che il fotografo ritrarrà più volte. Non bisogna infine dimenticare la figura di Ady (Casimir Joseph Adrienne Fidelin), prima modella nera ad apparire sulla rivista di moda “Harper’s Bazaar”, immortalata in una serie di foto da Man Ray: un evento senza precedenti in un America segnata ancora dalla segregazione razziale.

Seguono in mostra una sezione dedicata alle rayografie, al cinema, mondo in cui Man Ray ebbe un’esperienza breve, tra il 1923 e il 1929 ma significativa, e alla moda, dove ad aprirgli le porte fu la collaborazione con Paul Poiret, a cui seguirono lavori con numerosi stilisti, tra cui il fotografo offriva una sguardo nuovo sfumando i confini tra arte e moda. Dagli anni di Hollywood a quelli del suo ritorno a Parigi, Man Ray si dedica alla creazione di oggetti. Ogni opera per lui nasce da tre elementi: un oggetto quotidiano, un assemblaggio insolito e un titolo ironico, spesso un gioco di parole.

Egli realizza nel corso degli anni una serie di “multipli” nati dalla rilettura di precedenti opere, non attribuendo valore all’unicità dell’opera, secondo i canoni dadaisti, ma al processo del pensiero incarnato nell’og getto. Un’ampia sala della mostra è dedicata all’esposi zione proprio alle sue sculture oggetto, tra cui le sue famose scacchiere, per lui fonte di ispirazione estetica, in quanto metafora della vita e dell’arte.

L’ultima sezione della mostra è dedicata ai nudi. Nell’opera di Man Ray il corpo femminile è oggetto di continue sperimentazioni e la fotografia rappresenta lo strumento ideale per reinventare la rappresentazione della donna, giocando su luci, ombre e inquadrature, per esaltare la sensualità di un corpo o di un gesto, trasformando i corpi femminili in vere o proprie opere d’arte.

Il percorso è ricco di documenti originali, riviste, scritti e spezzoni cinematografici per rendere la visita più coinvolgente e adatta ad un pubblico eterogeneo pronto ad aprirsi non solo alla conoscenza della singolarità artistica di Man Ray. ma a tutta un’e poca di cui lui con le sue opere ne ha lasciato una ricca testimonianza.

Man Ray. Forme di luce, Milano-Palazzo Reale, 24 settembre-11 gennaio 2026.

( 27 ottobre 2025 )

Mostre

Man Ray il Picasso della fotografia

Palazzo Reale celebra uno dei protagonisti più audaci e innovativi dell’arte del XX secolo

  • Email Icon
  • Facebook Icon
  • Twitter Icon
  • Pinterest Icon
Commenta Icona

Magazine

Via Po Cultura

SOLO PER GLI ABBONATI

La democrazia nasce dal riconoscimento delle regole fondamentali democratiche quali “beni comuni”, che dobbiamo rispettare insieme

  • Email Icon
  • Facebook Icon
  • Twitter Icon
  • Pinterest Icon
Commenta Icona

Libri

Elogio del bello nascosto

Chi è il vero imputato di questa brillante raccolta di G.K. Chesterton? Intanto non è una persona, ma un mood, un atteggiamento, un’ideologia

  • Email Icon
  • Facebook Icon
  • Twitter Icon
  • Pinterest Icon
Commenta Icona

FOTO GALLERY

Immagine Foto Gallery

© 2001 - 2025 Conquiste del Lavoro - Tutti i diritti riservati - Via Po, 22 - 00198 Roma - C.F. 05558260583 - P.IVA 01413871003

E-mail: conquiste@cqdl.it - E-mail PEC: conquistedellavorosrl@postecert.it