Mercoledì 24 dicembre 2025, ore 13:38

Ricerca Acli e Cisl

Millennials, il 65% disposto a lavorare senza diritti

Tanti anni di lotte e conquiste sindacali buttati al vento nel volgere di una generazione. Dati alla mano, secondo una ricerca Acli di Roma e provincia e Cisl di Roma Capitale e Rieti in collaborazione con l’Iref il 65% dei giovani romani è pronto a rinunciare a contratti regolari e diritti dei lavoratori.

Colpa dello scenario di crisi e di precarietà lavorativa nel quale i nati negli anni ’90, e ancora di più i millennials (i nati dopo il 2000), hanno sperimentato sulla loro pelle.

Lo studio, dal titolo “Avere 20 anni, pensare al futuro»” è stato presentanto stamane presso l’Aula magna del Rettorato della Sapienza Università di Roma durante il convegno “Lavoro per i giovani: priorità delle famiglie, futuro per il Paese”. L’iniziativa è stata realizzata in sinergia con il Centro per la Pastorale Familiare del Vicariato di Roma nell’ambito della “Settimana della Famiglia” del Forum delle Associazioni Familiari del Lazio.

I sentimenti che i giovani intervistati associano al futuro sono confusione (36%), precarietà (26,6%) e angoscia (26,3%) ma anche speranza (per il 61,3%). Proprio per questa profonda insicurezza legata al proprio futuro, molti sono disposti a rinunciare anche a diritti fondamentali pur di avere o mantenere un lavoro: il 28,2% direbbe addio ai giorni di malattia, il 26,6% alle ferie, l’11,1% alla maternità. Il 30,3%, poi, non avrebbe difficoltà ad accettare un impiego che non corrisponda al proprio corso di studi.

Per Lidia Borzì, Presidente Acli Roma,“questi dati pesano come macigni e rappresentano un campanello d’allarme importante”; per questo è necessario “promuovere un’alleanza per il lavoro”. “La nostra esperienza come sindacato di territorio - rileva Paolo Terrinoni, segretario generale della Cisl di Roma Capitale e Rieti - ci dà la misura esatta della condizione di estrema fragilità di molte famiglie e di tanti, troppi giovani. Giovani che sempre più spesso sono costretti ad accettare, per necessità, lavori sempre più precari, malpagati, se non in nero”.

(Approfondimento domani su Conquiste Tabloid)

( 3 ottobre 2016 )

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