Lunedì 3 novembre 2025, ore 9:13

Lavoro 

Contratti pirata: tanti ma firmati da pochi 

Fari accesi sui ”contratti pirata” a seguito della forte preoccupazione espressa dopo l’intervento del Presidente Mattarella in occasione della consegna delle stelle al merito del lavoro.
Nell’archivio nazionale del Cnel sono depositati oltre mille contratti collettivi nazionali di lavoro, in parte sottoscritti da organizzazioni effettivamente rappresentative che, comunque, assicurano la copertura prevalente. Ma ci sono appunto anche i cosiddetti contratti pirata, quelli firmati da sigle minori, poco o per nulla rappresentative. Le differenze nei numeri sono nette ma gli effetti anche. I 99 contratti nazionali più grandi nel settore privato coprono circa il 97% degli oltre 14,6 milioni di lavoratori dipendenti. Ci sono poi 632 contratti firmati da sigle sindacali piccole - non riconducibili a Cgil, Cisl, Uil, a Ugl e Confsal - che, pur rappresentando il 62% dei Ccnl presenti nell'archivio per il settore privato, hanno una copertura assai modesta, che sfiora i 368mila lavoratori. Un fenomeno denunciato in particolare nei settori del terziario e turismo dove si contano più di 250 contratti, ma la maggioranza dei lavoratori è coperta da pochi Ccnl, tra cui il contratto Terziario, distribuzione e servizi firmato da Confcommercio per circa 2,5 milioni di addetti; i contratti pirata, firmati da sigle minori, sono oltre 200 e riguardano circa 160mila dipendenti e oltre 21mila aziende. Accordi, questi, che spesso riducono diritti e tutele dei lavoratori, creano dumping salariale e normativo, incentivano la concorrenza sleale: secondo i calcoli di Confcommercio, i lavoratori a cui vengono applicati i contratti pirata si trovano con salari ridotti: una cifra che arriva fino a quasi 8mila euro di retribuzione annua lorda in meno rispetto al Ccnl della confederazione.
La Cisl condivide le parole del Presidente della Repubblica: ”La questione salariale deve essere affrontata con il massimo impegno e unità nazionale, attraverso un'azione coordinata tra istituzioni e parti sociali. Servono politiche e strumenti concreti che rafforzino il valore del lavoro, le competenze, la coesione sociale del Paese”, sottolinea la segretaria Generale Fumarola che aggiunge: ”Occorre rinnovare rapidamente i contratti collettivi nazionali ancora fermi, perché solo attraverso il confronto si possono garantire tutele, equità e salari adeguati, sostenere la sperimentazione avviata dal Cnel che sta facendo emergere l'inconsistenza, in termini di rappresentanza e di tutela effettiva, di molti contratti depositati che contribuiscono al dumping contrattuale. Va soprattutto rafforzata ed estesa la contrattazione decentrata - prosegue Fumarola - nelle imprese e sui territori, quale leva per elevare e redistribuire produttività, valorizzare competenze e far crescere le retribuzioni in modo sostenibile e partecipato”. La strada passa anche e soprattutto dalla ”capacità di realizzare un patto tra sindacato, imprese e governo di riconoscere la contrattazione punto di incontro tra esigenze strategiche complementari: rilancio salariale, incremento della competitività e della produttività, maggiore innovazione e investimento su formazione. È il sentiero che passa anche dall'esaltazione di relazioni industriali autenticamente partecipative secondo quanto previsto anche dall'articolo 46 della Costituzione”.
Anche il presidente del Cnel Brunetta concorda con Mattarella. ”In Italia esiste una questione salariale. Esistono proposte e soluzioni tecniche diversificate, su cui la politica si è fortemente divisa nell'ultimo decennio. C'è però un tema che deve vedere unite tutte le forze politiche e sociali del nostro Paese: il contrasto al dumping salariale e contrattuale. Non è degno di un Paese civile tollerare la prassi di contratti collettivi sottoscritti da sigle sindacali e datoriali poco o nulla rappresentative, che hanno come unica finalità quella di abbattere il costo del lavoro attraverso la riduzione del salario. Un danno enorme per lavoratori che già ricevono compensi annuali bassi e che poi si traduce in forme di concorrenza sleale tra le imprese e in conseguenti minori contributi previdenziali e assistenziali dovuti allo Stato”. Il Cnel, sottolinea Brunetta, ”si è adoperato sin dall'avvio di questa consiliatura per contrastare il fenomeno dei contratti pirata, attraverso una nuova organizzazione dell'Archivio, già operativa da un mese, che consente ora di segnalare agli operatori, alle istituzioni e agli organi ispettivi e di vigilanza i testi contrattuali sottoscritti da attori genuini ed effettivamente radicati nel nostro sistema di relazioni industriali da quelli parassitari. Con il prossimo anno saremo anche in grado di segnalare nel dettaglio, per i vari profili professionali, i trattamenti retributivi e normativi standard che sono la base di una corretta relazione di lavoro e di un modo trasparente e leale di fare impresa”.
Giampiero Guadagni

( 20 ottobre 2025 )

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