Mercoledì 30 aprile 2025, ore 22:38

Conti pubblici 

Privatizzazioni, l'allarme dei sindacati 

Un incasso di quasi tre miliardi in sei mesi. Questo il bilancio del piano di privatizzazioni del Governo, che con la vendita di una quota di Eni mette a segno un nuovo step nel progetto di alienare partecipazioni pubbliche per circa 20 miliardi. E viste le preoccupazioni crescenti per il debito in salita sotto l'effetto del Superbonus, si guarda già ai prossimi tasselli, con Poste in pole position. Uno scenario in cui sale però la preoccupazione dei sindacati che dicono no alla svendita di asset strategici.
La nuova mossa del Tesoro replica quanto fatto nei mesi scorsi con Mps, apripista del piano di privatizzazioni del Governo. Il Mef ha ceduto un primo 25% di Rocca Salimbeni a novembre e un altro 12,5% a marzo, per un incasso complessivo di quasi 1,6 miliardi, diluendo la propria partecipazione dal 64,23% al 26,73%. Sul fronte delle privatizzazioni l'obiettivo fissato dall’Esecutivo in autunno nella Nadef è di raggiungere l'1% del Pil nel 2024-27. Un target poi ridimensionato nel Def, che - come ha fatto notare la Corte dei Conti - ridetermina anche il timing: 7 decimi di Pil nel 2025-2027. La linea, ripetuta in più occasioni sia dalla premier Meloni sia dal ministro dell'Economia Giorgetti, è quella di ridurre la quote di minoranza con l'obiettivo di destinare le risorse alla riduzione del debito pubblico, ma mantenendo il controllo da parte dello Stato. E così è andata con Eni: il Tesoro scende dal 4,797% all'1,997%, ma il controllo pubblico resta comunque assicurato dalla partecipazione Cdp (28,503%), che porta la fetta in mano allo Stato al 30,5%.
L’iter è poi già avviato per Poste, di cui lo Stato detiene complessivamente il 64% (il 29% direttamente attraverso il Mef e il 35% indirettamente con Cdp): l'operazione, che potrà avvenire in più fasi ma senza scendere sotto il 35%, si farà appena si potrà massimizzare l'introito. Cedendo l'intera quota del Mef si potrebbero incassare 4,4 miliardi. Il Tesoro potrebbe anche mettere sul piatto una nuova tranche di Mps, forse già a fine giugno, appena scaduti i 90 giorni di lock up dalla precedente operazione. Ma via XX Settembre potrebbe anche fare cassa alleggerendo la presa su altre partecipate: da Fs (100% del Mef) a Enav (53,28%), da Enel (23,59%) a Leonardo (30,20%). In ballo c'è poi la vendita di Ita a Lufthansa, operazione vincolata però alla trattativa - in salita - con Bruxelles.
Preoccupati i sindacati. Sottolinea il segretario generale Sbarra: ”Sulla vicenda legata alla vendita di ulteriori quote di capitale sociale dell' Eni, la Cisl ribadisce quanto sostenuto anche su Poste: gli asset strategici si difendono, non si svendono. Ogni operazione di cessione di aziende pubbliche va negoziata preventivamente con il sindacato e vincolata, oltre che a solide clausole sociali, anche all'evoluzione partecipativa della governance. In caso contrario, pezzo dopo pezzo, si apre al rischio di ripercussioni sotto il profilo occupazionale, produttivo, industriale. Questo va scongiurato ad ogni costo”. Sbarra chiede al ministro dell'Economia di convocare subito le parti sociali. ”Se come temiamo tutto si riduce a un'esigenza di bilancio, suggeriamo noi a Giorgetti dove prendere le risorse: dall'aumento della tassazione sulle grandi rendite immobiliari e finanziarie, da un contributo di solidarietà su extraprofitti delle multinazionali, dagli sprechi della spesa pubblica ad un riordino degli incentivi dati a pioggia alle imprese, dal recupero dei fiumi di denaro sottratti da evasione, elusione e corruzione”. Conclude Sbarra: ”Non è dando via i gioielli di famiglia che si fanno quadrare i conti”.
Giampiero Guadagni

( 17 maggio 2024 )

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