Con dati economici positivi ma anche ansie e timori per i dazi Usa, è in corso il 63esimo Salone del Mobile a Rho (Milano), che apre però anche alla speranza che il mobile più bello del mondo batta le iniziative trumpiane. Rassegna di settore tra le maggiori del pianeta propone oltre 2100 espositori da 37 Paesi anche se la produzione nostrana copre praticamente quasi tutti i 170mila metri quadrati della mega struttura a ridosso della città all’ombra della Madonnina e dove a tagliare il nastro inaugurale è stato il ministro Adolfo Urso. “Occorre evitare una escalation di ritorsioni che innescherebbe una guerra commerciale con gravi conseguenze per imprese e famiglie”, ha affermato il ministro, mentre il presidente lombardo Attilio Fontana ha lanciato un segnale di speranza:“La produzione italiana è bella, saprà contrastare tutto e cercare magari nuovi mercati”.
Evento ormai anche oltre l’arredo, il Salone, ha affermato il sindaco di Milano Giuseppe Sala, è “un’occasione per la città. Porta circa 800mila persone e prevede 1500 eventi sparsi per 18 quartieri”. Più caute invece le dichiarazioni del presidente Federlegno Giuseppe Feltrin, che non nasconde preoccupazioni e parla di un mercato “con il fiato sospeso”. Si va avanti fino a domenica 13 aprile, quando si tireranno le somme su visite da oltre 150 Paesi del mondo. Visitatori pronti ad ammirare il design mobiliero italiano ma anche la produzione di arredo per bagno, diventato ormai un salotto dell’igiene personale ed il vasto mondo dell’illuminazione oltre a padiglioni riservati a proposte architettoniche innovative e talvolta persino audaci. “Ecosistema che unisce business, cultura e networking, generando valore concreto per la manifattura industriale in una dimensione dinamica, che riflette la trasformazione del design, dell’abitare, della cultura di impresa e del progetto”, definisce il tutto Maria Porro, presidente del Salone del Mobile, assicurando come “ogni edizione è il punto di partenza per nuove sfide, rese possibili grazie alla fiducia di una filiera che riconosce nel Salone un partner strategico per l’internazionalizzazione”.
Intanto i dati danno ragione al mondo del lavoro di mobile e arredo. A gennaio 2025 il settore è infatti cresciuto del 7,8% per quanto riguarda il mobile ed il 7,9 per il legno. Settore dove l’export è la punta di diamante. Cresce di 4 punti percentuali nella Ue e scende leggermente su Usa (ante dazi) e Cina. Mentre la domanda interna stenta ancora a riprendersi del tutto dopo il grande stress del Covid. E dati di gennaio incoraggianti anche se il 2024 ha chiuso con un fatturato in calo del 2,9% con la tuttavia ragguardevole cifra di quasi 52 miliardi di euro in totale. Da rilevare tuttavia come il calo arrivi dopo due anni di forte crescita e il fatturato dello scorso anno resti superiore a quello datato 2019. Pesa una certa debolezza appunto del mercato italiano che cala del 3,3% pur restando il 62% del totale e quindi la maggior parte di produzione e fatturato. Mentre le esportazioni restano un grande business per l’arredo prodotto nel Bel Paese; in lieve calo abbiamo detto, ma comunque pari a 19,4 miliardi e 38% del fatturato filiera. E in tutto ciò il settore sostiene molte famiglie italiane su fronti sia di lavoro autonomo che di dipendenti. Le aziende sono infatti 64.144 spalmate sull’intero territorio, mentre gli addetti sfiorano i 300 mila attestandosi a 297mila.
Dino Frambati