Martedì 1 luglio 2025, ore 19:20

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Un viaggio lungo i secoli

di MARIA LUCIA SARACENI

Ci sono architetture che disegnano spazi particolarmente significativi nella visione estetica, nella progettazione tecnica ma anche nella percezione sociale. Strutture che hanno un’origine pratica ed estetica antica conciliante con le esigenze della gradevolezza e della progettazione moderna e contemporanea.

La mostra “Stadi. Architettura e mito” al MAXXI di Roma fino al 26 ottobre 2025, osserva il ruolo dello stadio nella società contemporanea tra architettura, identità e trasformazione urbana. Protagonisti dell’e sposizione sono tre progetti iconici firmati Archea Associati: il centro sportivo Rocco B. Commisso Viola Park di Firenze; il Bluenergy Stadium di Udine e lo Stadio Nazionale dell’Albania a Tirana. Lo stadio è una delle strutture più significative della modernità: si tratta di un contenitore di eventi, un luogo fisico che implica anche un significato simbolico, uno spazio funzionale che è anche icona estetica. La mostra sottolinea proprio queste diverse prospettive con cui lo stadio si configura coinvolgendo materie diverse come l’architet tura, l’urbanistica, ma anche l’arte, la sociologia, l’antro pologia. All’interno di questa narrazione la mostra si incentra su tre progetti di Archea Associati che testimoniano approcci diversi ma complementari alla progettazione dello spazio sportivo. Lo Stadio di Udine, caso emblematico di riqualificazione funzionale ed estetica, rappresenta una risposta concreta alle esigenze di sostenibilità e rinnovamento urbano. Il Viola Park, centro sportivo della Fiorentina a Bagno a Ripoli, è un intervento paesaggistico e identitario che unisce sport, architettura e radicamento territoriale. Infine, lo stadio nazionale di Tirana si impone come landmark urbano e simbolo istituzionale, un prodi getto che interpreta il ruolo dello stadio come catalizzatore di una nuova visione di città. La mostra, curata da Manuel Orazi, Fabio Salomoni e Moira Valeri, e con l’inter vento progettuale del Dipartimento Architettura e Design del MAXXI guidato da Lorenza Baroncelli, indaga non solo la forma dello stadio, ma la sua grammatica estetica, così mutata da quella dei suoi esordi e del suo apogeo negli stadi della civiltà classica.

Lo stadio, il cuore vitale nella società antica, conserva anche ai nostri giorni un rilievo centrale e quasi sacrale nel contesto urbano e sociale. Un’infrastruttura che concentra pratiche diverse, tutte intense per le emozioni che suscitano negli spettatori che, unitamente a sportivi, artisti, o incantatori posti al centro della struttura, sono protagonisti degli eventi e non solo corollario. Per tali motivi gli stadi sono oggi oggetto di particolari attenzioni: dalla manutenzione al restauro alla nuova progettazione, che si risolve spesso con sperimentazioni tecnologiche ed effetti estetici di grande impatto.

Stadi contemporanei la cui ideazione deve mettere in conto l’im patto estetico attrattivo, ma anche lo studio razionale dei flussi di migliaia di spettatori che esigono anche confort e soprattutto una buona visibilità e una adeguata acustica degli eventi. Dalle nuove progettazioni sono zampillati impianti futuristici assimilabili ad astronavi fantascientifiche, dove l’illuminazione è la parte rilevante che accende e vivifica strutture dinamiche ed emozioni pulsanti.

Complessità spettacolari ingegnose e un tantino kitsch, lontane dalle forme leggere di storici impianti quali il suggestivo Olympiastadion di Monaco o l’affasci nante San Siro di Milano, dalle forme solide e funzionali. E poi un focus sugli impianti italiani: a Roma, l’elegante Flaminio di Pier Luigi Nervi, sospeso tra negligente abbandono e sensibili intenzioni di recupero; o l’Olimpico, sobrio impianto di età fascista già adeguato alle esigenze contemporanee negli anni Novanta, in perenne competizione con lo Juventus Stadium di Torino. Perché gli stadi non sono solo impianti sportivi, ma “campanili” in cui identificarsi e differenziare tifoserie e identità culturali. Come l’Allianz Arena di Monaco, così noto per la sua immagine illuminata che quasi prevale sulle partite che vi si svolgono; oppure il Bird’s Nest di Pechino progettato da Herzog & de Meuron insieme all’artista Ai Weiwei; o lo stadio. Al Bayt in Qatar, ispirato alle tende beduine e ancora l’iperrealista Tottenham Hotspur Stadium e infine lo Stadio 974 di Doha, in Qatar, un colosso smontabile realizzato interamente con i container (novecentosettantaquattro, per l’appunto). Dal Panathinaiko di Atene lo stadio ha mutato forme, tecniche, materiali; ha allargato le sue finalità costruttive (da spazi per le competizioni a luoghi polifunzionali); è diventato meta di turismo, ma sempre luogo dedicato alla condivisione di passioni sportive e culturali; monumento al collettivo spirito d’appar tenenza e all’applicazione concreta di ingegno, estetica, artificio. Che offre ancora spazio da inventare nell’ambito, sempre vitale, dell’architettura.

( 1 luglio 2025 )

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Un viaggio lungo i secoli

Al MAXXI di Roma la mostra "Stadi. Architettura e mito"

 

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