Il terziario di mercato rappresenta un tasso di occupazione importante in Italia, un comparto che contribuisce per quasi la metà al valore aggiunto della nostra economia, con complessivamente 5,1 milioni di lavoratori coperti dalla contrattazione collettiva.
Dalla ricerca, che mappa 50 tra le figure professionali più diffuse nel settore, emerge un quadro allarmante: i cosiddetti contratti pirata comportano perdite retributive che variano in media tra i 3.000 e i 4.000 euro lordi annui, ma che in alcuni casi possono superare i 7.000/8.000 euro, come per i magazzinieri. Per gli addetti alle vendite del commercio la decurtazione può superare i 4.500 euro annui, mentre per le figure professionali dei salumieri o dei macellai le perdite possono sfiorare i 5.000 euro. A questo si aggiunge una riduzione della contribuzione previdenziale che, in diversi casi, supera i 1.500 euro all'anno. Non solo. Le differenze non si limitano alla paga base, ma coinvolgono anche istituti connessi alle specifiche prestazioni come maggiorazioni, indennità, nonché ferie e tutele in caso di malattia e welfare contrattuale. L'indagine Adapt evidenzia inoltre come su oltre 1.000 contratti collettivi depositati al Cnel al 31 dicembre 2024, più di 250 interessino il terziario di mercato, ma soltanto 37 siano realmente applicati ad almeno l'1% dei lavoratori. Tra questi, i contratti firmati da Cgil, Cisl e Uil - appena 18 - coprono il 96% dei lavoratori del settore, mentre il resto dei contratti sottoscritti da associazioni non rappresentative ha un tasso di copertura irrisorio e si pone in concorrenza sleale generando dumping salariale e previdenziale. Un duplice danno, quindi: meno reddito oggi e meno pensione domani, con gravi ripercussioni non solo per i lavoratori ma anche per le imprese corrette e per l'intero sistema economico e sociale.
”La sfida che lanciamo - ha sottolineato il segretario generale della Fisascat Guarini - è quella di mettere fine alla giungla contrattuale che colpisce migliaia di lavoratrici e lavoratori del commercio, del turismo e dei servizi e che alimenta dumping salariale, precarietà e concorrenza sleale”. La Fisascat ritiene di fondamentale importanza avviare anche con le associazioni datoriali del terziario di mercato un confronto serrato finalizzato a stabilire ferrei paletti relativamente alle associazioni titolate a sottoscrivere Ccnl, che veda la diretta partecipazione delle confederazioni e che sia in grado di cogliere le specificità di un macrosettore avente caratteristiche diverse da comparti produttivi nei quali le Rsu rappresentano da tempo il baricentro del sistema di rappresentanza sindacale. Per Guarini ”vanno evitate scorciatoie come quella che da più parti periodicamente viene riproposta sul salario determinato per legge, in quanto sancirebbe unicamente la fuoriuscita dai Ccnl più vantaggiosi per le lavoratrici e i lavoratori e farebbe deflagrare ogni riconoscimento per la professionalità. Stabilire un'unica paga oraria per tutti i lavoratori equivarrebbe all'azzeramento di garanzie, tutele e progressioni professionali che solo la contrattazione può garantire”.
Ribadisce la leader della Cisl Fumarola: ”La rappresentatività le sue regole nel nostro Paese ce l'ha già. E chi continua a chiedere una legge, o non sa di cosa parla, o cerca alibi per non attenersi a quelle stesse regole. Esistono già norme vincolanti, costruite attraverso la contrattazione e l'autonomia collettiva, che si applicano anche al terziario. Basta leggere e applicare gli accordi interconfederali sulla rappresentanza, firmati nel 2015 con Confcommercio e nel 2017 con Confesercenti. Alla politica e alla magistratura chiediamo un sistema di controlli, anche incrociati, più efficace. E sanzioni più severe per chi omette o dichiara informazioni false nelle comunicazioni obbligatorie, inclusa la busta paga”. Il dumping contrattuale nel terziario di mercato ”è una pratica che mina alle fondamenta il principio di equità nel mercato del lavoro e rischia di compromettere la tenuta stessa del sistema produttivo. La contrattazione pirata taglia senza pietà sia la parte retributiva che quella normativa garantita ai lavoratori. Con perdite che in un anno possono arrivare a diverse migliaia di euro solo per la parte salariale. Senza contare che al salario povero di oggi, corrisponderà una pensione da indigenti domani”. Conclude Fumarola: ”Istituzioni, forze politiche e parti sociali riformiste devono cercare la via comune di un patto della responsabilità che metta al centro protezione del lavoro, impulso all'impresa, sviluppo e coesione. Il primo tassello di questo accordo è salute e sicurezza sul lavoro, sapendo che proprio la buona contrattazione, rappresenta uno strumento fondamentale per rafforzare la prevenzione e la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori”.
Dal palco il viceministro del Lavoro Bellucci assicura: ”Il Governo è ben consapevole di questa emergenza e ha scelto di difendere e rafforzare la contrattazione collettiva di qualità”. Il valore di un contratto non si misura soltanto sull'importo lordo in busta paga ”ma bisogna ampliare lo sguardo verso tutti gli altri istituti che un contratto è in grado di mettere in campo: welfare, fondi interprofessionali, assistenza sanitaria”.
Osserva da parte sua il segretario generale di Confcommercio Barbieri: “'I contratti pirata producono effetti negativi per le imprese, per i lavoratori e per l'intera economia. È quindi indispensabile definire criteri chiari su chi possa esercitare legittimamente la contrattazione collettiva e, allo stesso tempo, rafforzare i controlli per far emergere e correggere le distorsioni ancora presenti”.
Giampiero Guadagni