Arriva a Milano dal 1 novembre al 25 gennaio 2026 una straordinaria mostra, dal titolo “I tre Grandi di Spagna: tre visioni, un’eredità. L’arte di Dalì, Mirò e Picasso” dedicata a quelli che si possono definire i massimi esponenti delle avanguardie artistiche del Novecento. A fare da sfondo alla formazione di questi tre Grandi artisti spagnoli è la Catalogna, terra in cui i loro percorsi artistici ed umani si incrociano, si plasmano e si influenzano vicendevolmente. Dalì e Mirò erano catalani per nascita, mentre Picasso lo era non solo per spirito, ma anche per formazione: il padre, insegnante d’arte, scelse infatti nel 1895 Barcellona come sede per gli studi del figlio. La Catalogna proprio alla fine degli anni 90 del XIX secolo aveva avviato un profondo rinnovamento culturale ed artistico sull’eredità dai grandi maestri del modernismo (tra cui Gaudì), che ne avevano cambiato profondamente il suo DNA. Un modernismo che a breve sarebbe stato superato dal noucentisme, una nuova corrente, che avrebbe influenzato sia Mirò come Dalì e che spinse gli artisti e intellettuali catalani ad una rivisitazione del classicismo, che non non poteva prescindere dal mito della mediterraneità, il cui destino si sarebbe poi intrecciato con le politiche autonomistiche catalane. Al tempo e al luogo che accomunano Dalì, Mirò e Picasso si aggiunge il legame personale che li lega. Scrive Eugenio Carmona “Il giovane Dalì non riuscì a crescere come artista finché non sintonizzò il suo lavoro o le sue aspirazioni con quelle di Picasso e con quelle di Mirò. Il giovane Mirò, che nella sua opera giovanile abitò uno spazio culturale poi ereditato da Dalì, lavorò sempre con Picasso all’orizzonte, non tanto dal punto di vista delle opere, quanto da quello del suo sguardo verso il futuro. Picasso avrebbe saputo riconoscere subito il valore trasformatore del giovane Mirò. E Picasso dopo aver percorso uno spazio culturale che Mirò e Dalì avrebbero trovato trasformato, si sarebbe scontrato nella sua opera giovanile con le tematiche del rapporto tra l’identità e la conquista della modernità poi riprese e reinterpretate da Mirò e da Dalì. Esiste quindi un storia che mette in relazione le opere giovanili di Picasso, Mirò e Dalì.”.
La mostra milanese, allestita presso la Fabbrica del Vapore, e curata da Joan Abellò con Vittoria Mainoldi e Carlota Muinos, prodotta da Comune di Milano, Fabbrica del Vapore e Navigare srl, attraverso oltre duecento opere provenienti da importanti istituzioni museali internazionali, tra disegni, dipinti, ceramiche, video, litografie, acqueforti, acquetinte, puntesecche, linoleografie, alcune delle quali mai esposte prima in Italia, risulta unica nel suo genere, proprio perché mette a confronto l’evoluzione artistica dei tre pittori, apparentemente lontani per stili e poetiche, ma in realtà molto più vicini di quanto si possa credere, basti pensare alla comune adesione al Surrealismo, filo conduttore che unisce i loro percorsi artisti.






 
          
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